L’antica tradizione dell’àneme di muérte

NOCI – Nel giorno della festa dedicata alla commemorazione dei defunti, in molti paesi pugliesi è ancora viva un’antica usanza popolare che vede i bambini girare di casa in casa in cerca di qualcosa da mangiare. Questo rituale fa parte della tradizione dellàneme di muérte, presente da tantissimo tempo nel nostro paese. Tale tradizione ne riprende un’altra ancora più antica, utilizzata nel nostro comune fino al secolo scorso, quando, nella sera tra il primo e il due novembre, era uso comune lasciare la tavola apparecchiata con gli alimenti poveri della cena del giorno precedente. Questo perché si pensava che le anime dei morti, ritornando dall’altro mondo a fare visita ai propri parenti, potessero ritrovare il piacere di un buon pasto.

L’ÀNEME DI MUÈRTE. Così la sera del due novembre, si ripropone una personificazione dell’antica credenza. I bambini, impersonificando le anime dei morti vestiti con grembiuli, gonne, abiti vecchi, coppole, fazzoletti, bastoni e vesazze, una borsa per contenere i doni, girano di casa in casa chiedendo qualcosa per potersi sfamare. Il discorso che si viene a creare tra il ragazzino e il suo interlocutore è ormai diventato una filastrocca: «Che l’àneme di muérte m’a ddè na fiche?» «E ajjòvve te l’a mmètte?» «Ind’o veddiche». Tale discorso non è stato sempre uguale e nel corso degli anni ha subito varie modifiche: «Che l’àneme di muèrte, damme ‘na cosa!» oppure «Che l’àmeme di muèrte ó ditte mammè, damme do fiche!». Proprio nell’ultima versione, quella che tutti conosciamo, sono presenti due elementi che, insieme, formano più che una semplice rima.

I FICHE. È il frutto nominato all’interno della filastrocca ed è anche il dono che viene offerto insieme a castagne, mandorle, noci o altra frutta di stagione. Ma perché proprio i fichi secchi e non gli altri frutti? Per rispondere bisogna fare riferimento alla tradizione culinaria nocese che vedeva, anticamente, il fico secco come primo alimento, il quale sostituiva la frutta e molte volte il pane, durante i periodi di miseria. Infatti l’albero del fico forniva frutti freschi nei mesi di agosto e settembre, utilizzati anche come frutti secchi per lo più nel periodo autunnale. Un frutto presente in ogni casa e utilizzato in svariati modi: oltre la sua forma seccata veniva immerso nella farinella per dargli più consistenza o unito a mandorle, cacao e cannella, preparando il cosiddetto chiancune.

O VEDDICHE. L’ombelico è la rima proposta nella seconda risposta della filastrocca. Oltre ad avere un carattere di assonanza, potrebbe avere un significato ben preciso. Quando, durante il giro di casa in casa, non si aveva a disposizione la bisaccia per raccogliere i doni, si cercavano altre soluzioni quali arrotolare la maglietta sulla pancia per utilizzarla come un sacchetto. Per la sua posizione, vicino appunto all’ombelico, la filastrocca utilizza l’espressione ind’o veddiche per indicare dove i doni vengono posti.

NON SOLO ANIME. Come riportato molte volte sui giornali locali, nella sera del 2 novembre non erano solo i bambini a vagare per le vie cittadine. Infatti, molte comitive di ragazzi di età più grande, erano soliti perlustrare le zone del nostro paese e tendere agguati ai ragazzini che gironzolavano per le case. Una volta avvistati, li seguivano e, dopo aver creato scompiglio, rubavano la borsa con dentro tutte le offerte raccolte durante il giro. Un metodo rimasto in voga per molti anni e che va contro una tradizione semplice e goliardica e che può aver contribuito a diminuire, nel corso del tempo, il numero di ragazzini in giro.

Già dagli anni ’70 si va perdendo lo spirito della tradizione ed oggi sono pochissimi i gruppi di ragazzini in giro per il nostro paese. Forse la festa americana di Halloween ha in parte sostituito l’antica tradizione, o forse la stessa non è più sentita come una volta e non si ha più la voglia di continuarla. Oggi la festa ha subito un grosso mutamento rispetto al passato, passando dai doni di frutta di stagione alle caramelle, e dall’indossare abiti usati all’indossare maschere colorate. Sicuramente stasera qualche ragazzino girerà per le case e negozi chiedendo caramelle attraverso la famosa filastrocca. Però sarebbe bello, come già denunciato in passato, poter ritornare alla nostra tradizione, perché era già presente un modo per festeggiare e commemorare i defunti e non c’è bisogno di confonderlo e sostituirlo con altre usanze.

Foto di copertina di De Leonardis, tratta dal Nocigazzettino del novembre 1976.

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