Il Parietone del Diavolo

NOCI – Il 29 settembre, secondo il calendario liturgico, si festeggia San Michele Arcangelo, capo supremo dell’esercito celeste insieme a Lucifero dal quale si separa quando quest’ultimo decide di sfidare Dio. Iconograficamente è rappresentato come un guerriero alato con tanto di spada che punta verso un ipotetico drago, rappresentate il Diavolo in una delle sue varie forme. All’interno della Chiesa Madre, nell’affresco della Cappella della Santissima Trinità, fondata nel 1354 dal soldato nocese Nicolò De Palma, l’Arcangelo è raffigurato mentre calpesta e pianta un bastone nella bocca di una figura demoniaca. Altre rappresentazioni di San Michele sono presenti in una nicchia all’interno della chiesa Ss. Nome di Gesù e in dipinto dell’edicola votiva sulla via vecchia per Putignano, di fronte al campo sportivo. Inoltre, la devozione al Santo era tale tanto che il 29 settembre i Nocesi andavano in pellegrinaggio a Monte Laureto (al così detto Sanatorio), dove all’interno della grotta lì presente è esposta una statua dell’Arcangelo.

Due rappresentazioni dell’arcangelo Michele. A sinistra l’affresco della cappella della Ss. Trinità nella Chiesa Madre e a destra la statua nella chiesa Ss Nome di Gesù.
Due rappresentazioni dell’arcangelo Michele. A sinistra l’affresco della cappella della Ss. Trinità nella Chiesa Madre e a destra la statua nella chiesa Ss Nome di Gesù.

QUANNE U DJÀVELE T’ACCAREZZE… Tante altre rappresentazioni de Santo e della sua controparte malvagia le si ritrovano nelle chiese e cappelle rurali sparse nel nostro territorio, intrecciandosi a tanti altri elementi che attestano la presenza di Lucifero nella Terra delle Noci. Lo stesso Diavolo è il protagonista di detti, leggende e storielle che hanno segnato in modo eloquente il nostro territorio. Una tra queste è proprio il cosiddetto Parietone del Diavolo, ovvero un’imponente muretto a secco alto una circa due metri e largo dodici che si snoda per circa 15 chilometri al confine sud-occidentale del comune di Noci. A quest’imponente opera sono legate due leggende tramandate oralmente, le quali cercano di spiegarne l’esistenza vista la sua grande lunghezza e maestosità.

CAPRA!  «Da lungo tempo il Diavolo reclamava la metà del mondo», racconta la prima leggenda raccolta sul numero 5 dell’edizione Verde della collana Umanesimo della Pietra. «Così un giorno Dio, per toglierselo dai piedi, gli propose una gara: una corsa da Noci a Gioia guidando, a scelta, un gregge di pecore o uno di capre. Il Diavolo accettò la sfida ma pretese che fosse lui a decidere per primo quale gregge scegliere. Dio acconsentì e il Diavolo, astutamente, preferì le capre in quanto animali agili e veloci. Ma queste, appena fuori l’ovile, si sparpagliarono in ogni direzione, mentre le pecore lentamente e ordinatamente raggiunsero il traguardo». Non soddisfatto «il Diavolo chiese una seconda possibilità e Dio gliela concesse. Metà del mondo sarebbe stato suo se in una notte avesse diviso la terra in due parti con un ‘pariete’. Il Diavolo lavorò duro per tutta la notte senza, però, terminare l’opera. All’alba, sconsolato, ritornò nell’Inferno lasciando inconcluso il Parietone».

Il Parietone del Diavolo così come appare nei pressi della strada comunale Sant’Anna, lungo la Strada Provinciale Noci-Castellaneta
Il Parietone del Diavolo così come appare nei pressi della strada comunale Sant’Anna, lungo la Strada Provinciale Noci-Castellaneta

L’INGRESSO DELL’INFERNO È A NOCI. La seconda leggenda, invece, racconta che: «Un giorno Dio disse agli angeli ribelli: ‘In un posto del mondo io ho creato una fessura che porta sottoterra. Voi lì dovete costruire l’Inferno. Quel posto è chiamato ‘Terra delle Noci’». Molto probabilmente l’ingresso dell’Inferno raccontato in questa leggenda si rifà alle numerose grotte presenti nel nostro territorio, alcune delle quali presenti proprio nelle vicinanze del Parietone. «’Per costruirlo ognuno di voi porterà in volo quante più pietre possibili, pietre grandi e pesanti. Sarò io insieme alle mie guardie a condurvi perché l’ingresso dell’Inferno si trova in una landa desolata e ai confini del mondo’. E così fu. Tutti gli angeli ribelli iniziarono a portare grandi massi per costruire la loro nuova dimora al centro della Terra. Quando, però, arrivarono vicini alla fessura, per la stanchezza, in molti mollavano gli enormi massi, formando una lunga e disordinata scia di pietre».

NON C’È UN DIAVOLO IN ME. Naturalmente, diavoli a parte, la verità è un’altra. Secondo lo storico nocese Gianfrancesco Cassano, il Parietone del Diavolo non è altro che una parte dell’antico Gran Parietone fatto costruire da Carlo V nei primi decenni del 1500 come divisorio tra i territori di Mottola e Metaponto. Tale ipotesi può, oggi, essere confermata dal fatto che il Parietone segue i confini comunali tra Noci, Gioia del Colle e Mottola segnando, di conseguenza, il limite tra l’attuale città metropolitana (ex provincia) di Bari e la provincia di Taranto. Attualmente il Parietone si presenta adagiato sulle nostre colline «come un lungo serpente», formato, in alcune parti, da un «caotico ammasso di pietre di ogni forma e dimensione» e, in altre, come «un muraglione a secco ben costruito». Data la sua considerevole lunghezza, l’imponente muro si snoda dall’abazia della Madonna della Scala fino ad arrivare a masseria Belvedere, in contrada Pezza della Grotta nel comune di Mottola, passando per numerose masserie come Scozia, Caniglia e Soria. In alcuni tratti, il suo percorso è ricoperto da querce, ciliegi selvatici, biancospini, pungitopo, rose e altra flora della nostra caratteristica macchia mediterranea.

Il "Parietone" visto in un’immagine satellitare. È la lunga striscia verde orizzontale, interrotto, al centro, dalla Masseria Scozia
Il “Parietone” visto in un’immagine satellitare. È la lunga striscia verde orizzontale, interrotto, al centro, dalla Masseria Scozia

UNA VASTA SCELTA. Non solo nel nostro comune sono presenti strutture di questo genere. Alcuni di questi grandi parieti sono stati raccolti in un primo censimento del luglio del 1985, all’interno dell’edizione Riflessioni della collana Umanesimo della Pietra. A circa tre chilometri più a sud dal Parietone citato, se ne sviluppa parallelamente un altro, meno imponente e lungo circa sei chilometri, denominato Iazzo delle Pietre. Oltre a questi, molti esempi simili si trovano lungo tutta la penisola salentina, a Martina Franca, Oria, Ceglie Messapica, Francavilla Fontana, Mandura, fino ad arrivare ad Otranto da dove parte il famoso Limitone dei greci, una grande muraglia costruita per dividere i domini dei bizantini a sud con quelli dei longobardi a nord. In molti casi la loro funzione rimane invariata. Dividono, marcano e difendono il territorio presentandosi come un’insormontabile barriera oltre il quale non è possibile passare. Si presentano come un indefinito accumulo di pietre annerite nel tempo, larghi dai dieci ai dodici metri e con un’altezza variabile intorno a due metri. La loro costruzione può essere attribuita «ai Messapi o ad altri antichi abitatori del Salento» a cui si sono aggiunte «altre strutture realizzate nell’Alto Medioevo e in Età Moderna». Inoltre, nella maggior parte dei casi, sono stati costruiti «in una sola notte da parte di demoni comandati da parte di un ‘libro del comando’ da un personaggio a volte femminile, a volte maschile, di nome Virgigne», ovvero Colui che vigila.

Quindi, il Parietone, così come i vari parieti disseminati lungo tutta la regione, hanno assunto, nel tempo, una notevole importanza storica, diventando un simbolo della nostra Puglia. E u paretère, ovvero il costruttore di muretti a secco, è stata una figura fondamentale per il loro sviluppo, specie dopo l’avvento del regime delle proprietà attuato a partire dal 1800 con la divisione delle terre. Conoscerne la storia e le varie leggende ad essi collegati permetterà di scoprire qualcosa in più sulla morfologia del nostro territorio che col tempo si è intrecciata col folklore e con le tradizioni, avvolgendoli intorno a un alone di mistero che ne fa suscitare, ancora oggi, un grande interesse.

Il prossimo appuntamento è previsto per il 31 ottobre, giorno associato nell’immaginario collettivo alla festa americana di Halloween, ma già celebrato nel nostro paese con una tradizione ben più antica, conosciuta da tutti come l’àneme di muérte.

 

Giandomenico Oliva

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