NOCI – Il 25 novembre è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; non è una data scelta a caso, è il ricordo di un brutale assassinio, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana: tre sorelle, di cognome Mirabal, considerate rivoluzionarie, furono torturate, massacrate, strangolate. Buttando i loro corpi in un burrone venne simulato un incidente.
Non sempre, non ovunque, le cose sono cambiate da quel giorno: basti pensare alle bambine dell’India che quasi ogni giorno vengono stuprate e uccise, ma anche a casa nostra, dove la violenza contro le donne è spesso nascosta in ambito domestico. Non so se è capitato anche a voi ma seguendo i notiziari ho notato come quando accade un fatto eclatante, in questo caso di violenza sulle donne, nei giorni successivi vengono riportate notizie di casi analoghi e questo per alcuni giorni. Poi ritorna il silenzio.
Volendo approfondire, ahimè, ho fatto delle scoperte davvero raccapriccianti: è un fenomeno talmente radicato che solo nel 2019 si contano 88 casi di violenza al giorno. Vi è da dire che bisogna anche distinguere vari tipi di violenza: sembra che la violenza fisica sia episodica mentre la violenza psicologica è quotidiana, fatta di denigrazione, svalutazione e umiliazioni continue, ci sono, nella maggior parte dei casi, motivi legati a un’idea malata di possesso, mancanza di accettazione di una separazione, gelosia incontrollabile anche successivamente al divorzio, non accettazione di una nuova storia d’amore dell’ex partner.
Nell’82% dei casi chi fa violenza su una donna ha le chiavi di casa. È quanto si legge nel rapporto diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore”, con i drammatici dati aggiornati al 2019 sulla violenza sulle donne. Maltrattamenti, atti di stalking, violenze sessuali, percosse, nel 60% dei casi sono commessi dall’ex partner. Non esiste distinzione di latitudine: l’incidenza della violenza denunciata dalla vittime alle forze dell’ordine mostra gli stessi valori in Piemonte come in Sicilia. Inoltre, le vittime e gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali e a tutti i ceti economici.
C’è tanta disinformazione: è il ciclo della violenza che avviluppa le donne e le fa avere difficoltà a uscirne. La violenza, infatti, non viene messa in atto tutti i giorni. Ha alti e bassi e questo fa entrare le donne nella spirale negativa, fatta di inadeguatezza e senso si colpa. Un punto critico è la denuncia. Da una parte la donna ha paura di denunciare, dall’altra si sente in colpa di non farlo. Spesso le donne si trovano dinanzi a magistrati, avvocati e consulenti tecnici che vittimizzano le donne.
C’è la messa in discussione di una donna come madre. A questo punto mi sento di fare un appello a questi “pseudo” uomini: e se a subire violenza fosse vostra madre o vostra figlia?