Strage di Orlando: l’ennesima conferma di una società omofobica

NOCI – Florida. 12 giugno 2016. Sono le due di notte quando a Orlando, in un locale gay, si inscena uno dei più efferati e spaventosi omicidi di massa degli ultimi tempi. Il folle autore, dopo aver pianificato e attuato la strage sparando all’impazzata nella pista da ballo, ha determinato ben 49 vittime procurando la morte anche a sé stesso. Sono le 5.53 di mattina infatti quando gli agenti riconoscono il killer e aprono il fuoco contro di lui.

L’omicida risponde al nome di Omar Seddique Mateen, cittadino americano di 29 anni cresciuto in una famiglia di origine afghana. Esclusa la pista di fanatismo religioso, la causa sembra essere di natura omofobica. Intervistato il padre del ragazzo, è emerso che quest’ultimo fosse rimasto turbato nel vedere, qualche tempo prima, due omosessuali baciarsi.

Si scrive così un’altra brutta pagina nella nostra storia rafforzando la convinzione che l’uguaglianza millantata in realtà non è mai stata raggiunta. Al contrario, è un mondo costruito sui pregiudizi, sull’odio, sulla violenza. Un mondo dove la diversità è sinonimo di inferiorità anziché di ricchezza. Un mondo in cui ci si uccide invece di amarsi. Perché oggi, in una società che si dice evoluta, l’ignoranza miete più morti della fame e se si rimane invischiati in mentalità eterosessiste, il timore di incidenti omofobici è pericolosamente avvertito.

La cultura va cambiata, va resettata sin dalle sue radici istruendo i nuovi nati al rispetto per l’altro nella misura in cui si insegna loro a parlare o a camminare.

È nostro dovere combattere gli assurdi preconcetti così terribilmente diffusi. E non basta lo sdegno che tutti si affannano a campeggiare sui social network, non bastano le proprie foto recanti la scritta #JeSuisOrlando. Quella è una moda nominale e non sostanziale. Non è di apparenza che abbiamo bisogno, essa è soltanto un contenitore vuoto che a nulla serve se non a far tendenza. Sì, perché tutti si definiscono tolleranti ma poi di fatto pochi lo sono.

Serve amore, serve sincerità, serve coraggio. È così che si cambia.

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