Siamo un popolo alla “dipendenza” da qualcosa

NOCI – La cronaca locale ultimamente ci parla di fermi e sequestri da parte delle forze dell’ordine di piccoli spacciatori trovati in possesso di ogni tipo di droga. Per chi, come il sottoscritto, ha vissuto gli anni ottanta-novanta, laddove il “drogato tipo” faceva uso prevalentemente di eroina che si iniettava con siringhe che lasciava in ogni dove (zona villa comunale dove adesso c’è l’anfiteatro, parco giochi …) e che era facilmente individuabile, risulta agevole riscoctrare come oggi l’apparenza è cambiata ma la sostanza è progredita. Analizzando i dati di diffusione tra gli adolescenti si nota che col tempo il numero è cresciuto: si passa dalla marijuana alla cocaina con la diffusione delle cosiddette nuove droghe (NPS – Nuove Sostanze Psicoattive).

Mario Forti
Mario Forti

In Italia quasi un terzo della popolazione studentesca (32,4%) ha utilizzato cannabis una volta nella vita. Poi c’è il tabacco e l’alcool: in Italia ad aver sperimentato l’uso di tabacco è il 58% degli studenti; ad aver bevuto alcolici almeno una volta nella vita è l’84% dei giovani italiani. Ma vi è di più: ci sono anche le dipendenze comportamentali, senza uso di sostanze. Che cosa succede a un cervello se sta sempre otto ore davanti a uno schermo? Che gli succede se i ragazzini guardano 75 volte al giorno lo smartphone? Poi ci sono internet, il gambling, i social networks, la pornografia, i videogiochi.

Chi non spegne mai il telefono vive in un continuo stato di allerta: una tensione che si ripercuote su tutta la giornata.  La prevenzione più efficace per contrastare la diffusione delle dipendenze tra i giovani, è quella di capire prima perché i ragazzi si avvicinino a queste sostanze. Sebbene le motivazioni siano molteplici e anche soggettive, generalizzando è possibile trovarne alcune comuni a tutti. Solitamente il primo consumo avviene con molta superficialità, o per sperimentare nuove sensazioni, ricercando una dimensione diversa da quella quotidiana, oppure per facilitare la propria integrazione nel gruppo dei coetanei.

Il problema è che, una volta presa l’abitudine, resistere alla tentazione di ricorrere a questi agenti esterni per alterare temporaneamente la realtà, risulta molto complicato, anche per la dipendenza che pian piano si va a creare. Il desiderio di divertimento non è l’unico motivo che porti i giovani ad avvicinarsi alle dipendenze in generale ed alle droghe in particolare, ma possono anche esserci il desiderio di incrementare le proprie prestazioni a scuola o al lavoro e di sfuggire dalla propria infelicità e insoddisfazione, che vanno spesso a concretizzarsi in bassa autostima, insicurezza e depressione. Q

ui entra in gioco il ruolo dei genitori, che devono sensibilizzare i propri figli rispetto agli effetti che queste sostanze creano, ma soprattutto, fornirgli gli strumenti per trovare le risposte ai propri problemi in maniera diversa e più costruttiva. In alcuni casi può essere utile, sia per le famiglie, che per i diretti interessati, un aiuto e un sostegno psicologico esterno di tipo specialistico come ce ne sono tanti sul territorio senza cadere nel pregiudizio di “voler nascondere”!

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