Sì, lo voglio

NOCI – Da un lato il Family Day, dall’altro le manifestazioni a favore delle unioni civili. Un Pirellone illuminato contro piazze ferventi. A scaldare gli animi non è una semplice proposta di legge. C’è di più. Ad essere coinvolte sono le emozioni, le storie di vita, le possibilità di espressione. E non è solo destra contro sinistra. I dissidi prendono forma anche all’interno delle singole fazioni politiche. La posta in gioco è davvero alta. Il ddl Cirinnà è sul tavolo parlamentare: si tratta di decretare se riconoscere o negare diritti e doveri alle coppie omosessuali che vogliono unirsi civilmente e alle coppie eterosessuali e omosessuali che non intendono sposarsi ma solo protocollare la loro convivenza. Insomma, una tematica spinosa, pericolosa.

Non vi è dubbio, oggi, che le tradizionali istituzioni del matrimonio e della famiglia (nel senso arcaico del termine) siano profondamente in crisi al pari delle relazioni tra i sessi, della definizione dei ruoli, del concetto stesso di amore. E checché se ne dica, in un tal clima di costanti trasformazioni, l’omosessualità si mostra come occasione dignitosa capace di fornire modelli alternativi di coppia.

Parlare pertanto di orientamento sessuale significa peccare di semplificazione. Si tratta di un modo di essere, di una posizione nei confronti della vita e della società. Ad essere più precisi, si definisce omosessualità la tendenza a rivolgere l’interesse libidico verso persone del proprio sesso. Non una scelta, non una malattia. Non si decide di essere gay o lesbiche esattamente come non si decide di essere eterosessuali. E addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità non accetta esitazioni: l’omosessualità è una variante non patologica del comportamento sessuale.

Ma quindi dove sta il problema? Dov’è che si origina il caos?

Ecco la logica che si scontra con i luoghi comuni creando l’errore e perpetuando disuguaglianze e pregiudizi.

Il fatto è semplicemente che siamo egoisti. L’io vince sempre e il tu lo usiamo solo per darci conferme. Se l’altro non risponde a questo scopo ecco svelato l’inghippo. Si ricerca il simile perché il diverso poi implica troppe domande e per questo non c’è tempo. O magari non conviene per non mettere a dura prova l’equilibrio interiore raggiunto. Ma è pur necessario ai fini della crescita personale. È necessario perché lo sconosciuto non sia una minaccia ma una ricchezza. È necessario perché integrazione significa accettazione. È necessario perché siamo tutti diversi ma uguali devono essere i diritti di ciascuna persona perché uguale è il rispetto che merita l’amore, qualunque sia la sua espressione.

 

(Foto: Un momento della manifestazione organizzata da “Sentinelle in piedi” presso piazza Lagrange a Torino il 23 gennaio 2016 – fonte: ANSA/DRNALESSANDRO DI MARCO)

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