Razzismo, Plantone: “Dare sostanza vera al nostro programma”

NOCI – Discutendo di linee programmatiche nel nostro ultimo Consiglio Comunale, mi è venuta in mente una intervista che ho letto qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica. Il Prof. Biggiero (economista) raccontava che uno dei massimi esperti nello sviluppo di modelli computazionali (ovvero modelli matematici di simulazione sociale che cercano di prevedere “con la stessa esattezza matematica del Teorema di Pitagora” come matura il nostro pensiero collettivo e come di conseguenza evolve la nostra vita sociale), il Prof. Thoma Shelling (economista americano Premio Nobel nel 2005), in una sua importante ricerca sulle segregazioni razziali, dimostrò “che è sufficiente un dosaggio di razzismo (inteso come intolleranza ai vicini di casa diversi dal proprio tipo) superiore al 33 per cento” per creare una società che approvi la segregazione raziale. Quindi, non è necessario che l’intera comunità o il 50% dei cittadini sia a favore di comportamenti razzisti e segregazionisti, ma è sufficiente che si superi quel fatidico 33%.

E’ noto come il nazismo ed il fascismo giunsero al potere non attraverso azioni rivoluzionare, ma utilizzando le leve della democrazia ed esacerbando il pensiero collettivo provato allora dalla grave crisi economica del ’29 e dall’altissima disoccupazione esistente. La successiva evoluzione nella più immane tragedia della umanità, con l’approvazione delle leggi razziali, l’antisemitismo e la deportazione degli ebrei, fu tutto un connubio di gestione del potere e propaganda, anche attraverso l’utilizzo di un innovativo strumento di comunicazione di massa che si andava diffondendo allora: il cinema. La propaganda messa in piedi dai nazisti puntava sostanzialmente ad enfatizzare l’esistenza di due nemici della Germania, il primo esterno alla nazione, ovvero i Paesi che avevano imposto il Trattato di Versailles, responsabile delle difficoltà economiche del Paese secondo la propaganda, ed il secondo interno alla Germania, ovvero gli ebrei (ma non solo) accusati inizialmente di “rubare” il lavoro ai tedeschi.

Non si può certo dire che tutti i tedeschi, così come tutti gli italiani, fossero o diventarono razzisti e antisemiti, ma certamente quella minoranza al potere (quel 33% dei modelli computazionali) poté godere allora della non curanza della maggioranza e dell’immobilismo complessivo.

Non possiamo ancora dire se oggi viviamo in Italia (ed in Europa) la medesima situazione vissuta in quel momento storico, e non credo si possa immaginare un ritorno del nazismo o del fascismo, almeno nelle forme che abbiamo già conosciuto. Però le variabili in campo sembrano molto simili, tanto da poter lanciare “scientificamente” l’allarme: moltissime famiglie provate dalla lunga crisi economica; i migranti visti come nemico interno del popolo italiano che ne usurpano il lavoro; l’Europa il nemico esterno che ci priva della nostra libertà di azione; il rilancio della propaganda ad ogni livello, da quello istituzionale a quello politico, a quello sociale; il massiccio utilizzo di una nuova tecnologia di diffusione del pensiero di massa come i social network.

La stragrande maggioranza dei nostri concittadini non sono certamente razzisti e se facessimo un sondaggio nessuno o veramente pochissimi si dichiarerebbero tali.

Eppure quando ascoltiamo l’orribile notizia di una violenza (azione deprecabilissima chiunque sia l’autore) un secondo dopo siamo tutti in attesa di conoscere la nazionalità ed il colore della pelle del criminale, quasi a voler immediatamente identificare tale vigliaccheria con una “razza” diversa dalla nostra. Abbiamo forse bisogno di capire se uno “simile” a noi possa mai essere capace di compiere un tale gesto, quasi tirando un sospiro di sollievo nel sapere che si tratta invece di un senegalese, marocchino, eritreo, ecc.? Allora forse la domanda più giusta da porci, oggi, dovrebbe essere quanto siamo veramente anti-razzisti, quanto siamo veramente lontani da tale idea, quanto facciamo realmente per evitare che questi sentimenti pervadano tutta la nostra società.

Un’Amministrazione Comunale deve, credo, preoccuparsi ed occuparsi dello “stato di salute” sociale e culturale del proprio paese. Mi sembra quindi una vera “emergenza” capire quanto le idee propagandistiche che si vanno diffondendo in questo periodo storico siano ormai condivise dalla nostra comunità, quali le azioni da porre in essere. Dovremmo avere la certezza che le generazioni che stiamo formando nelle nostre scuole siano sufficientemente “vaccinate” per affrontare la quotidiana propaganda, ovvero comprendere se abbiano gli strumenti, le conoscenze, le capacità per farlo.

E allora, caro Sindaco Nisi e cari Assessori, sebbene siate ogni giorno oberati di lavoro e quotidianamente frustrati dalla impossibilità di sistemare ogni più piccolo problema di questa nostra comunità, cerchiamo in questi 5 anni di dare sostanza vera a quel punto del nostro programma che parla di “integrazione sociale”, di “comunità”, di “solidarietà”, a quella bellissima espressione che abbiamo utilizzato nel nostro programma elettorale: “educazione alla convivenza civile”.

L’Assessore Jerovante, con le sue deleghe, avvii un intenso programma di contro propaganda, un programma culturale, insomma, che chieda alle associazioni di questo territorio attenzione su questo tema; che induca le istituzioni scolastiche a tutti i livelli a ricordare come alcune “malattie” sociali si siano diffuse in questo nostro mondo in passato; che proponga un importante progetto di accoglienza dei migranti adeguato alle capacità del nostro territorio e che ne valorizzi la ricchezza culturale, sociale ed umana;  che dia ai più piccoli di questa comunità gli elementi minimi per riconoscere la “propaganda” e demonizzarla piuttosto che accoglierla; che dia ai più adulti invece la possibilità di insegnare ai propri figli il valore dell’accoglienza, dell’amicizia, della vicinanza al prossimo.  Diamo una linea conduttrice alle nostre manifestazioni, ai nostri eventi, alla nostra azione politica sul territorio. Credo che questa sia l’unica via per impedire, se non il ritorno del nazismo o del fascismo, che nella nostra comunità cresca e si moltiplichi quel sentimento di disumanità che invece pensavamo di aver soffocato da tempo. Quando si trattengono oltre cento incolpevoli migranti su di una nave, riscuotendo consenso nella opinione pubblica, il problema non è il razzismo ma che si accetti la crudeltà come scelta politica.

Non disdegniamo i social network. Non dobbiamo essere arroganti nel confinare facebook, twitter, instagram ecc. a semplici strumenti di propagazione di idee malsane.

Nel 1940, in piena propaganda nazista e fascista, Chaplin decise per la prima volta di dar voce ad un suo personaggio sul grande schermo. Usò lo stesso strumento della propaganda nazista (il cinema) per raccontare un mondo diverso. Ecco, facciamo risuonare nelle aule delle nostre scuole, nelle nostre assemblee, nelle case dei nostri concittadini parole piene della medesima umanità raccontata dal discorso pronunciato ne “Il grande dittatore”.

Vigiliamo, insomma, affinché mai a Noci si giunga a quel fatidico 33%. Questo, credo, sia un compito a cui ognuno di noi è chiamato, anche quando significa andare contro le politiche scellerate di un governo nazionale e del suo Ministro degli Interni.

Vito Plantone

Segretario Circolo PD di Noci

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