Quo Vado: quando a godere è anche l’orso…

NOCI – “Dottoressa! Sto facendo una pugnetta all’orso polare”. È andata proprio così, pur di difendere il posto fisso e compiacere ad una bella donna. D’altra parte chi non ha sognato, almeno una volta nella vita, di farne una ad un orso? Solo lui poteva sdoganarla. Quo vado sta sbaragliando tutti i record. Il nostro Pugliesissimo Checco Zalone si è superato anche stavolta. Come vogliamo interpretare questo fenomeno? Semplice, in nessun modo che sia diverso dal piano dei fatti. E i fatti sono soprattutto due. Primo, milioni di italiani sono usciti di casa volontariamente, con la fiducia in tasca di non restare delusi, e si sono recati al cinema. Secondo, una volta al cinema tutti hanno riso a crepapelle fin dalle prime scene.

Qualcuno conosce una pratica più benefica, rilassante e dispensatrice di spensieratezza del ridere? Fuori dalla sala, prima e dopo il film, ci aspetta il principio di realtà, coi suoi affanni, coi suoi pesi. Ma quell’ora e mezza di cinema a vedere Quo Vado è una vera e propria sospensione dalla realtà. È uno spazio intangibile di leggerezza, di gioia, di emozioni. Centinaia di persone che sorridono all’unisono significa aver saputo emozionare la personalità collettiva degli italiani. L’autoironia Zaloniana che ti emoziona è oltremodo intelligente.

A questo punto potremmo anche passare oltre e chiederci: Quanto sarà longevo commercialmente? Zalone è un buon comico? Un discreto talento? I suoi film sono molto esili? Lo preferisco al cinema, in tv, o negli spettacoli dal vivo? E se fosse esploso negli anni Ottanta, coi Nuti, Benigni, Troisi e Verdone, quanti si sarebbero accorti di lui? Lasciamo disquisire questi temi agli intellettuali di destra e di sinistra. O ai critici cinematografici. Noi raccontiamo i fatti per come li abbiamo visti noi. E quanto siano iperbolici o frequenti i temi trattati da Zalone è per noi secondario. Di fatto il mito del posto fisso al sud, l’ignorare le regole, il matrimonio di convenienza, la mafia, sono cose che esistono, che ci connotano, che in definitiva ci appartengono. Riconoscersi, seppur attraverso l’autoironia, in questi tratti è stato semplice e, come per Lucignolo che rideva delle orecchie di asino di Pinocchio (e viceversa), la risata era ovvia.

Su una cosa concordiamo però, dire:“ha fatto 14 milioni di euro in due giorni QUINDI è bravo” è pericoloso! Si rischia di passare da quello dell’orso a quello dell’elefante. Diciamo che nel suo lavoro è bravo, poi poteva anche non farli 14 milioni.

Noi vi consigliamo di vedere il film e di giudicarlo da soli, buona visione.

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