NOCI – «Si sta giocando al massacro sulla pelle degli allevatori», è il commento amaro di Piero Laterza vicepresidente regionale di AIA Puglia e rappresentante della Coldiretti regionale che martedì scorso ha partecipato al tavolo convocato da Stea e Pentassuglia sulla vertenza del prezzo del latte alla stalla promossa dagli allevatori del sud-est barese. «Gli allevatori non possono continuare a produrre un latte al di sotto delle proprie capacità di realizzo soprattutto con gli standard qualitativi che i nostri produttori hanno».
I numeri sembrano dare ragione a Laterza. Secondo uno studio condotto da Coldiretti Puglia in soli 10 anni hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese. A questo si aggiunge il fatto che a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, ‘manipolati’ e trasformati in prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”.
«Per questo incontrarci tra di noi serve solo a piangerci addosso – prosegue Laterza – urge invece un incontro multiprofessionale che faccia sedere allo stesso tavolo produttori, trasformatori e distributori» – che il giorno dell’incontro in Regione non c’erano. La protesta degli allevatori del sud est barese ed in particolare del distretto lattiero caseario di Noci-Putignano-Gioia del Colle è nata quando alcuni caseifici della zona hanno inviato una lettera agli allevatori dicendo, in maniera unilaterale, di ritirare il latte vaccino al prezzo di 37 centesimi a litro. Gli allevatori non ci stanno e ne chiedono almeno 39 più 2 centesimi per la qualità.
Purtroppo il tavolo regionale di martedì ha accolto solo gli allevatori e non i trasformatori ma la base sembrerebbe buona per avviare un successivo tavolo di confronto con le altre categorie. «Solo col confronto con i caseifici e la grande distribuzione – chiosa Laterza – possiamo produrre un accordo di filiera condivisa che rispetti il lavoro di tutti e tuteli il consumatore sui prodotti che acquista riportando in etichetta la derivazione locale».
Nel frattempo a Roma il ministro Maurizio Martina ha firmato il decreto per la ripartizione degli aiuti diretti alle imprese di allevamento per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016. L’impatto stimato della misura è di 1 centesimo per litro di latte venduto alla stalla. Il decreto è stato già trasmesso ad Agea per l’erogazione dei contributi a circa 36 mila allevatori in tutta Italia.