“Ovvero”: il libro di Lino Angiulli raccontato da Vittorino Curci e Daniele M. Pegorari

NOCI – Si è svolto lo scorso venerdì 8 luglio presso il Chiostro di San Domenico, l’ultimo appuntamento dei Salotti Letterari Itineranti, organizzati dall’associazione Presidi del Libro di Noci.

Nel corso dell’evento, presentato da Stefano Verdiani, membro dell’associazione, sono intervenuti due illustri esperti di poesie: Vittorino Curci, poeta, sassofonista e pittore, e Daniele Maria Pegorari, docente presso l’Università degli studi di Bari e critico letterario, che hanno commentato e spiegato al pubblico presente le tematiche espresse e gli schemi seguiti dal poeta Lino Angiulli nel suo libro intitolato “Ovvero”, una raccolta di poesie suddivisa in quattro sezioni, ognuna delle quali con differenti ma precise strutture.

Curci, riconoscendo Lino Angiulli come uno dei suoi maestri, ha affermato: «La poesia di Lino è una grande miniera di immagini; è la “nuova oralità”, perché nel leggere le sue poesie ad alta voce viene fuori la verità, poiché ad una miniera di immagini corrispondono una miniera di suoni». Inoltre, ha aggiunto: «I libri di poesia non si leggono, ma si ascoltano; vengono a cercarci perché vogliono dialogare con noi, dicendoci cose che sappiamo ma che abbiamo dimenticato».

Pegorari, invece, soffermandosi sulla forma e sugli schemi seguiti dalle poesie, ha raccontato: «Per i giovani il libro di poesia risulta un oggetto non identificato, non utile perché non se ne comprende l’utilità. Lino ha rafforzato questo aspetto immaginando la poesia a partire dalle forme, scrivendo con una forma da rispettare».

A conclusione della serata, Lino Angiulli e Paqualino Di Turi (in arte Lino), hanno interpretato con bravura ed espressività, alcune poesie tratte dal libro “Ovvero”, accostando al dialetto la rispettiva traduzione in lingua italiana, e al termine Angiulli ha affermato: «Se non avete capito molto cominciate bene, l’importante è che vi siate lasciati andare ai suoni e alle immagini». Infine, ha salutato tutti leggendo una poesia scritta da lui come regalo a Noci, riguardante la chiesa di Barsento.

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