Noci, la Befana ieri e oggi

NOCI – L’alba di un nuovo giorno: la sveglia come al solito protagonista delle nostre levatacce. Ma stamattina la sveglia che trillerà e l’alba avranno dei connotati alquanto singolari specie per tutti i bimbi nocesi che non appena svegli, compieranno il solito rituale che si tramanda da illo tempore di generazione in generazione e curiosi si chiederanno: cosa mi avrà portato in dono la Befana?

Ebbene si la notte magica dopo quella natalizia, in cui l’atteso ospite è Babbo Natale, quella di oggi è la mattina dedicata alla corsa alla famigerata calza, ed ogni bimbo o bimba nocese avrà modo di scoprire se la vecchia signora che ama svolazzare nella notte a cavalcioni di una scopa avrà portato in dono dolci oppure l’amaro ed indigesto carbone.

La vera prova d’appello per ogni fanciullo: «se sei stato bravo durante l’anno avrai meritato i dolci se sei stato monello avrai il carbone». La festività odierna è importante poiché come un vecchio adagio popolare recita: l’Epifania tutte le feste porta via…quindi è lo spartiacque: al periodo giocoso e festoso per grandi e piccini, materializza il ritorno al quotidiano, alla scuola per i bambini al lavoro per gli adulti. La chiesa cattolica festeggia l’arrivo dei tre Re Magi ( meglio comunque dire saggi) al cospetto del divino, piccolo ma pur sempre divino, alla quale portano in dono oro, incenso e mirra. Una leggenda risalente al XII secolo narra che tre diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada chiesero informazioni ad una signora anziana che malgrado le loro insistenze si rifiutò di accompagnarli per visitare il nascituro. La donna di seguito pentita del rifiuto dopo avere preparato un cesto di dolci, usci di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Cosi si fermò ad ogni casa che trovava sul proprio cammino, donando dolci ai bambini che incontrava nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe il mondo facendo regali a tutti i bambini per espiare e farsi perdonare.

La storia ci racconta che l’origine della festa è connessa probabilmente ad un insieme di riti pagani, risalenti al X-VI secolo a.c. in merito ai cicli stagionali legati all’agricoltura ed ai relativi raccolti.

Gli antichi riti ereditati dai Romani che accostandoli al calendario romano iniziarono ad associarli al periodo che va tra la fine dell’anno solare, che aveva come punto fermo il solstizio invernale, alla ricorrenza del Sol Invictus. La dodicesima notte dopo il solstizio invernale infatti si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. La Befana inoltre richiamerebbe anche figure importanti della stessa mitologia germanica come ad esempio Holda e Berchta, sempre come una personificazione al femminile della stessa natura invernale.

Tante le filastrocche associate alla vecchia “volante”: «la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte…….». Nel periodo fascista per alimentare il culto e la devozione verso il duce Benito Mussolini, la ricorrenza datata 6 gennaio 1928 mutò il nome in “Befana del Duce”. Comunque all’origine era, e rimase, una celebrazione benefica in favore delle classi meno abbienti, istituita dal fascismo per il giorno dell’Epifania. Oggi i bimbi nelle calze trovano regali e dolciumi, qualcuno il caro vecchio carbone. Una volta i nostri nonni nelle calze rattoppate trovano frutta secca oppure carbone. L’unico dato certo è che questa ricorrenza segnava, segna e segnerà in futuro il loro destino, destino non solo dei piccoli ma anche degli adulti.

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