Nessuna donna capolista nelle liste del Pd in Puglia. Tutti i nomi

Nella giornata di ferragosto, dopo diversi rinvii, la direzione nazionale del Partito Democratico ha approvato i candidati per le liste bloccate e per i collegi uninominali delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre che rinnoveranno il Parlamento.
Nel dettaglio, il Segretario Enrico Letta ha scelto i seguenti candidati per la Puglia:

1 – Camera dei Deputati nel listino plurinominale di Foggia-Bat (p1) Raffaele Piemontese, Debora Ciliento, Giovanni Vurchio, Gabriella Grieco; nel collegio di Bari (p2) Marco Lacarra, Anna Maurodinoia, Paolo Lattanzio, Silvia Muolo; nel collegio di Taranto (p3): Ubaldo Pagano, Maria Grazia Cascarano, Massimo Moretti, Francesca Irpinia; nel collegio di Lecce (p4): Claudio Stefanazzi, Elisa Mariano, Francesco Rogoli, Anna Toma. Per quel che riguarda gli uninominali, nel collegio di Foggia (u01) Valentina Lucianetti, in quello di Manfredonia (u02) Raffaele Piemontese, in quello della Bat (u03) Fabrizio Ferrante, in quello di Bari (u05) Laura Torsi, in quello di Altamura (u06, tra cui fa parte anche Noci) Silvia Convertini, a Taranto (u08) Michele Nitti, a Lecce (u09) Sebastiano Leo.

2 – Al Senato, nel listino Francesco Boccia, Valeria Valente, Antonio Misiani, Loredana Capone. Per l’uninominale, invece, nel collegio Taranto-Brindisi (u4) Giampiero Mancarelli.

Alla prima lettura dei candidati si può notare che non configura nessuna donna candidata come capolista nel listino proporzionale.
Dopodiché si può notare che non configura neanche l’annunciata candidatura del consigliere regionale, nonché virologo, Pierluigi Lopalco. A questa scelta si è immediatamente rammaricato il segretario regionale di Articolo 1, Ernesto Abaterusso, partito che proporrà i suoi candidati all’interno della lista Pd: «Abbiamo chiesto ripetutamente di compartecipare alla stesura del programma e alla scelta delle candidature, pur nel rispetto dei ruoli e delle proporzioni. In Puglia a parole ci è stato assicurato che ciò sarebbe accaduto, nei fatti è successo esattamente il contrario».

Lo storico senatore Dario Stefàno, invece, ha rinunciato a correre in queste elezioni e ha abbandonato il Pd in polemica con la candidatura dell’Assessore alla Formazione Sebastiano Leo nel collegio uninominale leccese e con la candidatura del Capo di Gabinetto della Presidenza della Regione Claudio Stefanazzi. «In un momento in cui è più che mai necessario dimostrare coraggio e avere chiarezza per affrontare e arginare sovranismi e populismi – dice Dario Stefàno – nella mia regione, la Puglia, il Pd sta instaurando un sodalizio con un civismo opaco e di convenienza, in una pura logica di “scambio di voti”, negoziando postazioni istituzionali e luoghi di potere, con cui personalmente non ho ragione di condividere nulla. Per queste ragioni, non vedrete scritto il mio nome sulle schede elettorali sopra o accanto al simbolo del Partito Democratico», così conclude Stefàno.

Peraltro, la candidatura come capolista di Stefanazzi è stata preferita rispetto a quella della Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone, candidata, poi, solo al quarto posto nel listino proporzionale nel collegio di Lecce per la Camera.

Contro il sistema si è scagliato duramente il consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, che con un lungo post su facebook scrive: «Le liste del Pd sono invotabili […] l’idea secondo cui i simboli esistono e vanno sostenuti a prescindere dalle persone che li rappresentano è idolatria o paganesimo applicato alla politica, soprattutto se i candidati arriveranno in Parlamento non attraverso le preferenze dei cittadini, ma approfittando di una legge elettorale indecente, fondata sulle nomine gradite ai gruppi di potere organizzati.
Fare propaganda elettorale per le liste PD non sarebbe dunque etico in questo contesto, perché si finirebbe per contribuire a raccogliere voti utili alla ratifica di una volgare imposizione mascherata da democrazia».

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