Liuzzi ricorda Eco: “Era un esteta”

NOCI – “Se potessimo immaginare un Aldilà ad alta definizione potremmo trovarvi Umberto Eco aggirarsi con fare affabulatorio, incamminarsi ed intrattenersi discettando ancora di segni, di significati, di percezione dei segni e degli scenari sempre nuovi ed affollati di soggetti del mondo classico e di derivazione moderna, di lemmi, di segnali, di concetti, di suoni, di visioni. Insomma, il suo mondo, il “milieu” consono ad una personalità eclettica dal multiforme ingegno e dalla vasta cultura quale gli era”. Comincia con queste considerazioni l’intervento del sen. Piero Liuzzi all’assemblea di Palazzo Madama riunita per commemorare il semiologico, filosofo e scrittore scomparso a Milano negli scorsi giorni.

Ogni gruppo parlamentare ha delegato un rappresentante a parlare; per i Conservatori e Riformisti è intervenuto il nostro concittadino, membro della 7^ Commissione istruzione pubblica, ricerca scientifica e beni culturali. Riportiamo di seguito una sintesi del discorso . “Era un esteta – ha continuato Liuzzi – anche quando per supponenza appariva spocchioso e non faceva nulla per evitare di esserlo. Eco era l’antitesi della dimensione populistica tanto in voga nella odierna società italiana, denunciando con finezza di argomenti il ricorso frequente e pernicioso della politica, della classe dirigente contemporanea – dall’amministrazione dello Stato all’imprenditoria, all’editoria, al giornalismo, al mondo della televisione e dell’intrattenimento, all’università al complesso mondo dell’istruzione e della formazione dell’opinione pubblica – alla demagogia”. “Affascinante il suo contributo alla conoscenza del Medioevo, quell’eta storica di mezzo che ancora oggi segna il carattere italiano, la specificità europea. Medievista che ci tramanda il mistero e, disvelandolo, ci rivela il “peculiare” di quella società apparentemente chiusa, che è foriera di quel Rinascimento e di quel Seicento traboccanti di scoperte, bellezze, invenzioni che hanno finito per connotare l'<eccezione italiana>”.

E ancora: “Eco ha introdotto nel nostro Paese la semiotica. Basterebbe questo importante primato per assimilarlo ai Padri della Patria, quella,categoria di italiani che ha dato più che preso, in controtendenza rispetto alla consuetudine nazionale che ha finito per impoverirci moralmente lasciandoci alla mercé della società ladrona, che rinnega l’onestà, mortifica il concetto fondamentale di Bene comune, svilisce la Costituzione con alla base l’esercizio della cittadinanza”. L’ex primo cittadino di Noci ha anche detto: ” Semiologo erudito come pochi, Eco sarà ricordato come teorico dell’indagine intellettuale razionale, della mente che si interroga, dell’organizzazione dell’esperienza umana”.

Avviandosi alla conclusione: “Farà piacere ai bibliotecari se amabilmente mi permetto di definirlo topo di biblioteca, per aver voluto nobilitare quell’iter singolare dell’anima prima e della ricerca dopo, che è la frequentazione assidua delle “library”, degli attivi depositi di volumi, tomi, incunaboli e pergamene”. “Nasce da tale attitudine – ha spiegato Liuzzi – il suo capolavoro, <Il nome della rosa>, forse innesto felice della conoscenza diretta di quello scrigno di scienze umanistiche che, nell’abbazia salentina di Casole, conobbe la finzione universale della tutela della cultura, del sapere”. Così ha concluso: “Ci hai svelato il nome di un umile monaco miniaturista, amico Eco, quell’Adelmo da Otranto che oggi diventa paradigmatico monumento di un mondo segnato dalle atrocità dell’Isis, nemico degli uomini e del loro luminoso passato”.

 

(foto di Leonardo Cèndamo)

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