Il disturbo disforico premestruale: arriva la giustificazione medica agli sbalzi umorali femminili

NOCI – Instabilità emotiva, irritabilità, tensione, affaticamento, umore depresso, labilità affettiva, alterazione delle condotte alimentari. Il disturbo disforico premestruale entra di diritto a far parte dei disturbi dell’umore riconosciuti ufficialmente dalla nuova edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5).

Tenuto per anni in appendice nel DSM-IV, finalmente è stato spazzato via ogni dubbio: lo scompenso psichico e fisico attribuibile al ciclo mestruale assurge a condizione medica non sottovalutabile.

“Quando hai le tue cose è impossibile comunicare con te!” –  una frase questa che spopola sulla bocca di mariti e fidanzati alle prese con donne intrattabili durante quella fastidiosa volta al mese. E sebbene risuoni non poco come presa in giro, i cari maschietti oggi devono farsene una ragione. La problematica è reale, vera e degenerabile in patologia.

Probabilmente dovuta all’interazione degli ormoni secreti dalle ovaie con i neurotrasmettitori nel cervello, la sindrome premestruale è tale quando nella maggior parte dell’anno precedente sono stati presenti cinque o più dei sintomi seguenti durante la settimana prima del periodo mestruale che si attenuano entro pochi giorni dall’inizio delle mestruazioni: umore marcatamente basso, ansietà, labilità emotiva, rabbia o irritabilità, diminuito interesse verso le attività usuali, soggettiva sensazione di difficoltà nella concentrazione, sonnolenza, cambiamenti nell’appetito, ipersonnia o insonnia, percezione di perdita di controllo, sintomi fisici come cefalea, gonfiore, dolori articolari.

Tali alterazioni, s’intende, affinché si possa fare diagnosi, devono interferire nella quotidianità della persona e non devono essere ascrivibili ad altre condizioni mediche.

Va registrato che oltre il 75% delle donne presenta una sporadica e non preoccupante sintomatologia dovuta al normale scompenso ormonale durante la fase mestruale. Soltanto quando si assiste a ripetuti e cronici disagi psicosomatici, la valutazione clinica diventa allarmante.

Tenere un diario in cui annotare i sintomi occorsi con tempi e durate degli stessi può aiutare il medico a effettuare la diagnosi nonché il trattamento.

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