“De sòbb’a nu muntétt…”, viaggio alla scoperta della canzone popolare nocese

NOCI – Venticinque anni fa all’allora vice sindaco di Noci e assessore alla cultura Vittorino Curci, venne in mente la semplice e brillante idea di registrare diversi canti tradizionali e poesie nocesi presso lo Studio Ala di Valenzano, diretto dall’attore Lino Di Turi. L’audiocassetta, a cura dello stesso Curci, con la collaborazione di Lino Angiulli e diversi strumentisti e macchiettisti nocesi, venne pubblicata nel ‘92 col titolo: “De sòbb’a nu muntétt – Suoni e voci dal paese di Noci”.

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Di quella registrazione furono pubblicate alcune centinaia di copie che andarono subito esaurite. Col passare degli anni, quando le audiocassette passarono di moda, molti nocesi si affrettarono a trasferire quella preziosa registrazione sui moderni cd. Facendo così copie da copie, di quel cd oggi sono sicuramente in circolazione migliaia di esemplari, a testimonianza di quanto i nocesi siano attaccati alla tradizione musicale del proprio paese. Una tradizione musicale ancora oggi viva grazie ad alcuni gruppi di musicisti che, nelle serenate o nella notte di San Giovanni, eseguono molti di quei brani, portando avanti una tradizione che prende piede dai primi anni del secolo scorso.

Le macchiette. Intorno agli anni ’20 e ’30, nell’Italia fascista, era molto diffuso il teatro di avanspettacolo, ossia uno spettacolo di cabaret formato da una sequenza di esibizioni della durata di pochi minuti che, solitamente, precedevano l’inizio di un film. In questi spettacoli era presente la macchietta, vale a dire un numero comico che presentava in maniera umoristica un personaggio, esagerandolo e creando allusioni, doppi sensi, con spunti ironici e divertenti. Diverse nostre canzoni dialettali, prendono spunto dalla macchietta, specie quella di tradizione napoletana. Nonostante a Noci, nell’Ottocento, vi fosse un teatro, queste macchiette venivano eseguite nei festini in casa, ai matrimoni e ancor più nelle cantine e nelle bettole quando gruppi di amici si riunivano e, muniti di chitarra e mandolino, si divertivano a suon di musica. Il macchiettista, per eseguire i suoi numeri, utilizzava abiti scenici e vari oggetti, come cappelli, bastoni ecc. Da questi goliardici incontri, in cui si mangiava e suonava in allegria, nacque negli anni Sessanta “A frasche”, una compagnia musicale e gastronomica, molto famosa anche fuori di Noci, il cui fondatore e presidente è stato il prof. Giovannino Miccolis (detto “Cavatìdde”).

Attraverso le musiche tradizionali di un tempo, insieme al prezioso aiuto di Vittorino Curci, abbiamo voluto ricordare i più grandi macchiettisti e autori di canzoni nocesi.

Giovannino Miccolis. Prima di parlare di Giovannino, non possiamo non menzionare Vito Bruno, detto “Papì”, che, oltre a essere suo parente, è stato per lui un grande maestro. Avendo appreso da lui l’arte della macchietta, Miccolis è stato il suo ultimo rappresentate e senza ombra di dubbio il suo più grande interprete. Le capacità mimiche e attoriali di Miccolis sono indimenticabili come possono testimoniare tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistere alle sue spettacolari e divertentissime esibizioni.

Ciccio De Caro. Insieme a “Papì”, va fatto anche il nome di questo grande autore di macchiette. Di lui sappiamo che nacque a Noci il 9 giugno 1875 e morì a Roma il 13 maggio del 1966, che era un impiegato statale e una persona molto estrosa, di grande simpatia e vivacità. Non essendo un musicista provetto (suonava “alla meglio” la chitarra, il mandolino e il banjo) per la musica si faceva aiutare dal suo grande amico Peppino Sgobba (“Zeppetìdde”), eccellente musicista e capobanda storico della Banda di Noci. In De Caro vi era una forte nostalgia per il paese natio, una nostalgia tipicamente nocese ben descritta nei versi della famosissima poesia di Antonio Gabrielli intitolata I Nùsce. Fra le tante macchiette create da De Caro sono da citare Scacchiatedde (storia di una ragazza bassa e tracagnotta), Petrucce, Massera Marì, U Cavatìidde e Nusc e A Fèmmene de fore. Leggendo il testo di quest’ultima macchietta si capisce quanto fosse importante l’interpretazione del cantante. Infatti nella strofa «ciò ca tenghe de capetele tutt’a a tè te l’éddjia dè», si può pensare che questo innamorato darebbe tutte le sue ricchezze a questa bella campagnola. Invece, nell’interpretazione del macchiettista, con un semplice riferimento gestuale all’inguine, si precisava che era lì tutto il “capitale” posseduto dal giovane innamorato. Peccato che col passare degli anni queste interpretazioni si stanno perdendo.

Vito Palattella. Uomo di una verve straordinaria, aveva una capacità impressionante di lavorare con il dialetto nocese. Autore di molte poesie satiriche pubblicate anche dal Noci Gazzettino, aveva un modo tutto suo di scrivere il dialetto. Oltre che poeta in vernacolo, Palattella fu un grande ideatore di macchiette nocesi che lui stesso interpretava. Benché privo di una formazione musicale, Don Vito, come era usuale chiamarlo, compose molta musica scrivendola secondo un metodo di sua invenzione (basato su un tetragramma che rappresentava specularmente le quattro corde del mandolino). Le sue canzoni e le sue macchiette sono raccolte in un libro inedito, “Macchiette, canzoni, liriche, e satire” dove oltre ai testi, ci sono le trascrizioni musicali di Pinuccio Curci (Menzapìzze). Tra le numerose di Palattella ricordiamo L’organette di donna Sofì, Mariarò Zum Zum, I Mùgnele (“Le coccole”), U pitipù e il testo nocese della famosa canzone della tradizione barese Uè mamme u zite vene. A Vito Palattella è intitolato il gruppo folk “La Murgia”, di cui fu uno dei fondatori.

La canzone tradizionale nocese. Oltre alle macchiette, Noci vanta anche una discreta produzione di canzoni. Fra queste la più conosciuta è senz’altro Noci mia, scritta negli anni ’70. Autore del testo è Donato Guagnano (Gergiòne), il quale è stato anche un buon interprete di macchiette, mentre autore della musica è il già ricordato Pinuccio Curci. Un’altra canzone, un tempo famosa, oggi meno, è Nocesina, scritta da Pino De Grazia, poeta e autore del testo, e Tonino Ricco (Andènne), autore della musica.

Questi sono solo alcuni dei nocesi che hanno fatto grande la storia della nostra musica tradizionale. Non dimentichiamoci che ci sono altri concittadini che in campo musicale hanno portato alto in nome di Noci in Italia e all’estero, come il cantante dell’EIAR Michele Montanari e il jazzista Vito Morea. Poter riscoprire queste tradizioni, permette di arricchire il patrimonio culturale del nostro paese. Condividendolo, permettiamo che questo patrimonio non venga perso, ma solo dimenticato, in attesa che qualcuno possa ritrovarlo, riportandolo allo stesso splendore che, un tempo, lo contraddistingueva.

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Si ringrazia Rocco Miccolis, figlio di Giovannino, per le fotografie forniteci, dove è possibile osservare in cosa consistevano le “macchiette” organizzate durate gli spettacoli de “A frasche”. Nella prima fotografia, uno dei gruppi di suonatori della Notte di Serenate 2016.

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