Culto e origini della festa della Madonna della Croce

NOCI – Sono trascorsi ben 533 anni e Noci anche quest’anno rinnova la tradizione che la lega indissolubilmente alla sua compatrona: S. Maria Della Croce, infatti il culto è fatto risalire al 1483, iniziato dai coniugi Pasquale Giannotta e Cecca de Nigris, “questi erano proprietari di terre , in una loro proprietà doveva esserci o una piccola edicola o una cappella rurale con l’affresco di una Madonna, di autore ignoto”. Questo si riporta da documenti storici.

Nel 1959, durante l’opera di restauro, esattamente l’11 settembre, dopo quattro mesi di lavoro il pittore Turchiano di Bitetto fece un incredibile scoperta nella rimozione dei tanti spilli e chiodini, dall’immagine della Madonna, comincia a distaccarsi lo strato superficiale di calcina pitturata e a riaffiorare il sottostante intonaco affrescato. All’improvviso viene riportata alla luce l’immagine affrescata originariamente, quella che oggi i fedeli venerano.

“A fest du tre de mesce”, la festa del 3 maggio, è legata alla “nocesità”, tradizioni e riti che si tramandano di generazione in generazione, arrivati fino ai giorni nostri. La festa con il mutare dei tempi ha cambiato il suo modus-operandi, ma nei nocesi soprattutto i più anziani ancora oggi è particolarmente sentita e vissuta.

Una festa antica, che si snoda per l’intero mese di maggio, il mese per eccellenza dedicato dalla Chiesa cattolica al culto della Madonna. Anticamente l’effigie della Madonna veniva traslata dal Santuario a lei stessa intitolato, il primo di maggio, da qualche anno questo rito, sia pure con connotazioni di ridotta partecipazione popolare si svolge il 30 di aprile. Il quadro della Madonna, anticamente veniva portato a spalla ma ora lo si porta con un motocarro che procede a passo d’uomo, seguito dalla  banda,la processione si sfila lungo il percorso di circa un chilometro e raggiunge la Chiesa Madre dove viene posto sul baldacchino dorato e li vi sosterrà per l’intero mese di Maggio. Ma il giorno clou  dei solenni festeggiamenti era, è e resterà il 3 maggio, che si svolgono sia in paese che presso il Santuario. Fino alla seconda metà degli anni ottanta nel boschetto adiacente la grotta dove la tradizione (ma sarebbe più logico dire la leggenda) indica come luogo deputato al ritrovamento da parte di ignoti dell’affresco raffigurante l’immagine di Maria con il Bambino Gesù, in trono, “miracolosamente” poi staccato e collocato nell’attuale santuario, si  svolgeva un rito legato alla tradizione.

mdc-rito-passaRito magico e profano legato ad antiche leggende e superstizioni, singolare terapia propiziatrice per guarire dall’ernia infantile. Infatti i bambini in fasce venivano fatti “passare” per tre volte attraverso lo spacco di vimine degli alberi esistenti nel boschetto, oggi, purtroppo, letteralmente scomparso. Un rituale che veniva eseguito e tramandato minuziosamente. Il bimbo veniva fatto passare una prima volta con la testa, poi con i piedi e poi con la testa ancora. Il rituante, era di solito  il compare di battesimo o un estraneo, terminata l’operazione, provvedeva al legamento del vimine con spago e rafia, dopo avere fatto combaciare i margini dello spacco. L’anno seguente si ritornava e si controllava, se il vimine fosse seccato, la sorte del bimbo era segnata, se invece il vimine si fosse mantenuto verde, vegeto e rigoglioso, il bambino sarebbe guarito. Da sottolineare che questo rito era praticato in Puglia soltanto a Noci, infatti arrivavano fedeli da ogni parte della regione, meta ambita il boschetto, tutti raggiungevano il sito, desiderosi in cuor loro, che dopo il rito superstizioso, il proprio  figliolo sarebbe guarito dal “guaio della Madonna”, come veniva chiamata l’ernia infantile a Noci.

In tempi passati si era soliti devoti e non, fare dono di un oggetto prezioso per manifestare la devozione per l’avvenuta guarigione o per le grazie ricevute. Questi doni sono chiamati ex voti. canonico nocese Gianfranco Cassano, autore di un libro sulla storia di Noci (nel 1720) riporta il dono fatto a Santa Maria della Croce da parte di Giulio Antonio Acquaviva, primogenito del conte di Conversano Adriano e secondo duca di Noci, che risanato da una malattia per intercessione della Madonna, questi avrebbe donato al santuario nel 1601 un paliotto di seta ricamato in oro. Negli anni tanti sono stati gli ex voto donati alla madonna della Croce, oggi l’usanza è venuta meno. L’ultimo inventario generale di tutti i donativi è fatto risalire al 1881.

(A sinistra l’immagine dell’affresco prima del 1959. A destra quello riportato alla luce nei lavori di restauro nel 1959)

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