Che aria tira… in politica

NOCI – “L’aria che tira” non è soltanto un programma televisivo di attualità, ma anche la riflessione che conviene fare alla luce del cambiamento di scenario politico. Siamo reduci dai ballottaggi alle amministrative e dal referendum sulla Brexit. Cosa se ne trae e qual è il “sentiment” nocese?

Quello che sta emergendo con forza è:

– che il voto è fluido, il banco è saltato, il senso di forte appartenenza partitica è venuto meno ed in poco tempo un simbolo politico di gonfia e si sgonfia di numeri. Sia alle europee che alle amministrative, questo fenomeno è diventato realtà consolidata.

– che nelle grandi come nelle piccole città, vedi Gioia del Colle dove ha vinto una coalizione con sole due liste e vedi Ginosa dove una lista del M5S ha vinto col 70% contro le altre ben 17 liste schierate contro al primo turno (in due coalizioni), sono saltati gli imballaggi dei pacchetti di voti. Chi deteneva pacchetti di voti oggi li vede migrare liberamente altrove.

– che il personal branding è sempre più rilevante. Più che i contenuti e le sigle di partito, a veicolare il sentimento degli elettori è l’immagine del candidato a sindaco. I consulenti di immagine e comunicazione rivestono sempre più rilevanza. In questo filone entra quindi di diritto l’assett estetico. Donne gradevoli e giovani si sono sbarazzate con un battito di ali dei meno freschi ed affascinanti avversari.

– la forza del sentimento. Lo vediamo anche e soprattutto nella scelta di genere che hanno fatto Roma e Torino. Per la prima volta nella storia Roma ha un sindaco donna. Evocatrici di amore, sentimento e gentilezza, le donne hanno vita facile contro maschi portatori di regole, struttura e fredda logica.
– la forza dei toni. Saper regolare i toni della campagna elettorale è centrale e complesso, ma nell’ottica generale del “one man brand” e del votare in base alla pancia, conviene saper centrare i toni giusti. Quelli meno aggressivi ma sempre decisi hanno pagato, come nel caso di De Magistris a Napoli.

– il peso degli astensionisti. È cresciuto ancora l’astensionismo, stiamo andando verso il modello americano, pochi elettori e tanto marketing. Se in passato era importante portare al voto gli indecisi, adesso è importante parlare correttamente agli attivi, perché verranno a dare il loro contributo col voto e si sentiranno parte attiva, ma anche determinante.

– il tratto post ideologico del voto. Diremmo anche post industriale. Viviamo nel mondo dei servizi, della consulenza, delle informazioni e delle scelte fluide. Tutto questo polverizza la forza ideologica del voto e rende incerte le previsioni, quando ci si basa solo sull’ideologia.

– la forza del web. In alcune città i giornali storici erano contro il candidato che ha vinto. Ormai l’accesso e l’uso del web è pervasivo.

Noci sta vivendo una politica 3.0, due parti politiche che si opponevano fino a tre anni fa, almeno sulla carta, hanno fin qui governato, ora sono entrati nella fase comunicativa. Intorno si assiste ad iniziative preistoriche della politica, cioè dividere e sommare voti, oppure visioni più lungimiranti. Si realizzano diversi sondaggi elettorali, persino ben strutturati. Insomma Noci ribolle e si prepara, ma dovrà tenere conto di un contesto fortemente cambiato. Varese, Roma e Napoli docet, ma anche Ginosa e Noicattaro e Gioia del Colle docet. E quello che fino a ieri sembrava consolidato, come l’appartenenza europea, oggi vacilla.

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