Banca Etruria, anche una nocese tra gli azionisti danneggiati

NOCI – Figura anche una nocese tra i 111 azionisti che si sono rivolti alla magistratura per fare chiarezza sulle azioni della Banca Popolare Etruria Lazio, sotto i riflettori per un presunto caso di raggiro a danno dei sottoscrittori. Finiscono nello stesso calderone anche Banca Marche, Carife, Carichieti. La procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta che si dipana in cinque filoni con diversi reati finanziari che vanno dall’ostacolo alla vigilanza a false fatturazioni, conflitto d’interessi, truffa, bancarotta fraudolenta e che vede coinvolta la vecchia e nuova dirigenza della banca. L’inchiesta riguarda infatti un arco temporale che va dal 2013 al 2015, fino al decreto di commissariamento firmato dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan il 9 febbraio di quell’anno.

Ed è proprio nel 2015 che si focalizza la storia della nocese che ha portato a inserire la sua denuncia tra quelle inserite nel quarto fascicolo d’inchiesta. Avvezza al trading online la giovane 30enne nocese, madre di famiglia, acquista proprio il 9 febbraio 2015 circa 10.000 azioni di Banca Etruria al costo di 0,602 € ignara del fatto che la banca fosse stata appena commissariata. Secondo quanto riportato nella denuncia sporta all’autorità giudiziaria competente «L’ acquisto delle azioni è stato determinato solo ed unicamente dalle errate dichiarazioni del bollettino bancario giornaliero e dalla possibilità che è stata data agli utenti di acquistare on-line azioni di BCA POP ETRURIA LAZIO». In sostanza l’azionista nocese, così come altri in quel momento, avrebbe potuto tranquillamente acquistare online le azioni perché non vi era stata nessuna segnalazione riguardo lo stato di commissariamento in atto. Non solo. «Tale operazione, – si legge – secondo quanto spiegato dal bollettino giornaliero bancario consultato, avrebbe comportato un possibile guadagno poiché il titolo era in crescita e nell’ultima settimana vi era stato un rialzo del 20%». Falso secondo gli atti dell’inchiesta della Procura di Arezzo, per cui l’istituto di credito di via Calmandrei era già in stato di insolvenza. Non avendo quindi nessun input negativo, la trentenne acquista le azioni ma si accorge subito che qualcosa non va perché al momento della sottoscrizione nota una perdita del 2% pari a quasi 200 euro. Una volta appresa la notizia del commissariamento di Padoan, che l’allora dirigenza rese nota due giorni dopo (l’11 febbraio 2015) la reale entrata in vigore del decreto di amministrazione straordinaria, la nocese ha quindi tentato di rivendere le azioni ma senza riuscirci.

La “truffa” si sarebbe quindi concretizzata a novembre scorso quando con il piano di salvataggio varato dal Governo il 22 novembre 2015 con un decreto apposito che, di fatto, ha portato alla creazione di una new-co, una nuova Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio perfettamente risanata, le azioni legate alla vecchia Banca Etruria sono state azzerate. A quel punto, visto che le azioni sottoscritte erano diventate carta straccia, la nocese si è rivolta alla magistratura per far valere i propri diritti.

«E’ evidente l’illecito comportamento assunto dai responsabili dirigenziali di Banca Popolare Etruria Lazio – dichiara l’avv. Elisabetta Sabatelli legale difensore della nocese – che hanno utilizzato artifizi e raggiri al solo fine di trarre in errore ed indurre all’acquisto di azioni, già bloccate da giorni, per conseguire un ingiusto profitto. Chiederemo il risarcimento in toto della somma investita».

Mentre azionisti e obbligazionisti si preparano alla battaglia legale unendosi in comitati ed organizzazioni al fine di fare fronte comune e cercare di vedersi risarciti dei propri investimenti, il 10 marzo prossimo vi sarà la prima udienza presso il tribunale civile di Arezzo in merito al primo filone d’inchiesta sviluppato dalla locale procura. Alla sbarra tutti gli ex dirigenti di Banca Etruria.

 

(In foto: Palazzo Albergotti – Arezzo -, sede storica di Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio)

Leave a Reply

Your email address will not be published.