Arcelor Mittal e Mose esempi del disastro italiano

NOCI – Se qualcuno nutriva il dubbio circa le capacità della classe politica degli ultimi venti – trenta anni può tranquillizzarsi: siamo stati governati da incapaci ma il problema più grande è dato dal fatto che non c’è fiducia nel futuro. La scia sembra segnata. Qualcuno di importante diceva “bisogna toccare il fondo per poter risalire” ed è una frase che mi piace perché lascia trasparire la speranza ma, ahimè, applicata alla situazione italiana c’è qualcosa che non funziona: il problema principale consiste nel fatto che in Italia non si raggiunge mai il fondo; quando credi di averlo raggiunto scopri che c’è un fondo del fondo e così via.

Mario Forti
Mario Forti

Sottopongo all’attenzione del lettore due “umilissime considerazioni” che mi son venute in mente al riguardo. ARCELOR MITTAL: il problema ex Ilva ce lo portiamo dietro da decenni con la massacrante dicotomia tra salute e lavoro. Se da una parte vi è il problema dell’inquinamento assassino, dall’altra vi è quello dei posti di lavoro da tutelare. Nessun governo è stato in grado di schierarsi a favore dell’una o dell’altra soluzione: tipico atteggiamento italiano, cercare un compromesso. Sia ben chiaro le situazioni di compromesso sono necessarie ma bisogna avere la consapevolezza che si tratta di compromesso e come tale molto precario. Quando si raggiunge un accordo con la sottoscrizione di un contratto le parti sono obbligate a quanto ivi previsto. Una delle parti non può svegliarsi la mattina e dire “cambio le carte in tavola”.

E’ questo l’errore del governo italiano: perché dare ad Arcelor Mittal “l’occasione” per recedere dal contratto? Parlo di “occasione” perché un Governo un po’ più intelligente avrebbe dovuto prevedere una mossa simile nelle circostanze economiche e non in cui ci troviamo. Vi è stato un calo della richiesta di acciaio nell’ultimo periodo e quale migliore occasione per l’indiano per tirarsi indietro e “fare l’indino”?Poi mi chiedo anche come è possibile che sia stato affidato lo stabilimento di Taranto (il più grande d’Europa) ad un diretto concorrente? E’ normale che nel momento di crisi tenderà a smantellare un suo ipotetico e reale concorrente.

Questione MOSE: classico esempio di spreco di denaro pubblico: spesi 5,5 miliardi di euro in un opera che non è stata in grado di riparare dall’acqua, non dico l’intera Venezia, ma nemmeno una cantina !!! Sono quindici anni di cantiere che dovrebbe terminare a breve ma a breve scopriranno che le opere eseguite (e mai andate in funzione) saranno obsolete ed ormai corrose dal mare in modo da essere inutilizzabili.

Ogni commento è superfluo: l’importante che si è alimentato un circuito in cui molto probabilmente la quota-tangenti ha superato la quota-lavori per non parlare della quota-tempo che in Italia è la più lunga del mondo.

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