Arbeit macht frei: la vergogna nazista

NOCI – “Il Giorno della Memoria” è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto: in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz dove, circa 10 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.

Mario Forti
Mario Forti

Si tratta di una commemorazione pubblica non soltanto della shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla ‘soluzione finale’ voluta dai nazisti, spesso rischiando la vita. L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.

Le SS mentre arretravano riuscirono ad eliminare quante più prove possibile dei crimini che avevano commesso, facendo esplodere diverse strutture, alcune delle quali contenevano i forni crematori industriali (dove venivano bruciati i cadaveri delle persone uccise ad Auschwitz) ed altre proprietà delle vittime dello sterminio. Comunque preme sottolineare come la vergogna continua: sembra che il 15% degli italiani aderisca alla tesi del negazionismo. Auschwitz non sarebbe mai esistito. Vi invito, se ne avete la possibilità di far visita al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz e di sterminio di Birkenau che si trovano alla distanza tra Noci e Putignano.

Ci sono stato due mesi fa e vi posso assicurare che anche a distanza di ottanta anni si respira ancora, in quei luoghi, la sofferenze di quanti furono deportati. Nonostante “i zelanti” tedeschi avessero tentato di cancellare le tracce delle loro nefandezze, le testimonianze sono talmente concrete e reali da far accapponare la pelle e soprattutto da far riflettere affinchè non si verifichino più cose simili. Effetti personali (valigie, scarpe, vestiti) di grandi e bambini, una raccapricciante raccolta di capelli tanti da riempire un intero “blocco”, i forni, i gabinetti medici dove effettuavano gli esperimenti e tanto altro che non sto a raccontarvi per quanto facessero rabbrividire.

Negare significa essere complici di tutte le efferatezze compiute. Abbiamo la responsabilità morale di ricordare affinchè non si verifichi più quanto successo in Polonia negli anni quaranta.

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