Sanremo: il Festival delle polemiche

NOCI – C’è chi in inverno vuole l’estate e chi il contrario, e persino chi vuole l’estate in inverno e l’inverno in estate. Insomma c’è un popolo di sempre scontenti. Si è appena concluso il 69° Festival della Canzone Italiana e giù le polemiche. Non doveva vincere lo straniero, la giuria ha fatto una scelta politica contro Salvini, doveva vincere la Bertè, ma anche Cristicchi e pure Ultimo (come se si potesse vincere in tre), Baglioni ha parlato troppo di politica, ecc … E datevi una calmata ragazzi! Meno male che in Italia nessuno guarda il Festival! A proposito, lo ha visto un italiano su due che era alla tv. Per la cronaca, e dati statistici alla mano, solo il popolo dei siti porno non si è connesso.

Enzo Bartalotta
Enzo Bartalotta

Connessi invece sono stati sicuramente la pletora di giornalisti, le trasmissioni e gli opinionisti che amano alimentare la polemica tanto al chilo, con poco senso di responsabilità. Si nuoce a tutti politicizzare un evento emozionale, come è la musica. Si alimentano ostilità, discriminazioni ed odio sociale. Peccato! Sul palco dell’Ariston negli anni sono passati tutti gli artisti italiani più importanti. Il vincitore può essere solo uno e gli altri sportivamente devono accettare, è nello spirito della competizione. Poi ci pensa il mercato a rendere giustizia ai gusti musicali. Invece abbiamo visto le scaramucce e le ripicche di artisti (obiettivamente) con la bocca di latte e di quelli con le rughe (evitabile) che non si sono neppure presentati a “Domenica in”, che come da tradizione si tiene a Sanremo. Hanno mancato di rispetto al pubblico che li segue, alla loro storia ed al loro futuro. Ricordiamo che Lucio Dalla, dall’alto del suo valore, venne a fare da umile spalla al giovane Carone. Sono questi i buoni esempi.

Personalmente sto con chi ha apprezzato il lavoro di Claudio Baglioni. È stato bravo, ha dato spazio a tutti, ma soprattutto alla canzone italiana. Mi sono emozionato e mi ha fatto compagnia tutte le sere, fino a notte fonda, mentre lavoravo al pc, fino al dopo Festival. Che dire, siamo stati bene insieme. E grazie alla canzone di Cristicchi ho persino trovato spunto e forza di crescere umanamente, facendo alcune scelte personali proprio nella settimana del Festival. Che si può chiedere di più alla canzone italiana! Se penso ad artisti navigati che solo su quel palco ancora si emozionano e gli tremano le gambe, beh, vuol dire davvero che a Sanremo l’importante è partecipare.

Ritengo anche che sia giusto apportare un correttivo al voto popolare, perché negli anni passati ha risentito troppo dei call center e dell’effetto Talent Show. Ma abbiamo applaudito lo stesso i Valerio Scanu, anche se poi nei laghi non siamo andati a fare l’amore… È stato un peccato avvelenare la vittoria di Mahmood, un ragazzo semplice ed educato, molto più di altri che hanno offerto un lato volgare e gratuito. La canzone vincitrice aveva il suo significato, davvero un peccato strumentalizzare il tutto politicamente. Veleni e sospetti fanno torto alla giuria. Anche l’anno scorso ha vinto un cantautore di origini straniere, l’albanese Ermal Meta, naturalizzato italiano. Nessuno ha avuto da ridire.

Invece di goderci il bello di quello che la vita ci offre, temo che stiamo vivendo, in Italia, una fase preoccupante e schizofrenica, un tutti contro tutto e tutti. Come si dice a Noci, “ma ce je a taie!”

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