Vittorino Curci: “Ho buttato via le emozioni e ho cominciato il mio viaggio”

NOCI – Avere una passione ed inseguirla non è facile, figuriamoci averne tre. Ma per il noto nocese Vittorino Curci non è stato poi così difficile. Oltre ad aver ricoperto il ruolo di assessore provinciale alla cultura, si è distinto per il suo talento come pittore, sassofonista e poeta. La sua formazione artistica ha avuto inizio negli anni Settanta presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, città in cui ha esposto i suoi primi lavori di arte concettuale. In seguito, ha avviato numerose collaborazioni con musicisti jazz d’avanguardia ed ha realizzato numerose performance di forte impatto teatrale. In campo musicale ha fondato e diretto l’Europa Jazz Festival di Noci, mentre nelle vesti di poeta è stato tra i fondatori a Reggio Emilia del gruppo di poesia sonora Baobab, ed attualmente si esibisce in reading poetici (lettura pubblica di brani poetici), accompagnati da esecuzioni sonore, insieme a piccole formazioni musicali oppure in completa solitudine, accompagnandosi con un sassofono. Nel 1999 ha vinto il Premio Montale di poesia per la sezione “Inediti” ed ha effettuato numerose pubblicazioni di poesia e prosa.

Inoltre, il 21 marzo scorso, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia istituita dall’UNESCO nel 1999 per celebrare il primo giorno di primavera, Vittorino Curci ha partecipato ad una delle numerose manifestazioni che ogni anno vengono organizzate in ogni parte del mondo, svoltasi al Teatro Rossini di Gioia del Colle ad opera dell’associazione culturale Palazzo Romano Eventi. Per due ore, stimolato da alcune interessanti domande di Pino Scaglione, ha potuto parlare di poesia, leggere un po’ di testi, suonare il suo sassofono e dialogare con il pubblico. È proprio in queste tipologie di eventi che riesce a mettere in relazione le sue passioni, anche se talvolta ritiene opportuno dividerle affinché ognuna possa esprimersi in modo autonomo. A tal proposito, a LeggiNoci.it ha affermato: «La relazione che io cerco tra i vari linguaggi di cui mi occupo è qualcosa di più profondo rispetto a quello che accade o può accadere in una performance dal vivo dove, con ogni probabilità, agisce anche un quarto linguaggio che è il teatro».

Le sua arte prediletta è la poesia, della quale se n’è subito innamorato. Infatti, ha raccontato: «Quando si è giovani tutti provano a scrivere qualche poesia per esprimere emozioni e sentimenti. Anch’io l’ho fatto. Solo che a un certo punto (intorno ai vent’anni) ho scoperto che la poesia, intesa come arte, è essenzialmente un linguaggio. Ho buttato via emozioni e sentimenti e ho cominciato il mio viaggio». Le tematiche maggiormente affrontate nelle sue poesie sono le più comuni e profonde, quali l’amore, l’amicizia, il tempo, il silenzio, la poesia stessa e la morte, con le quali riesce a trasmettere numerose emozioni ai lettori: «Penso che la poesia abbia a che fare con la verità, quella verità che possiamo semplicemente sfiorare guardando le cose da un punto di vista molto relativo. Quando tra ciò che è assoluto e ciò che è relativo scocca questa meravigliosa scintilla, si fa un’esperienza bellissima. Aveva ragione Verlaine: la poesia è un brivido, tutto il resto è letteratura». Attraverso i suoi scritti egli non persegue uno scopo ben preciso, anzi ha precisato: «parlerei piuttosto di destino (anche a costo di essere frainteso da chi associa in modo automatico la parola destino a una concezione banalmente fatalistica della vita). Per me il “destino” è sia la forma più alta di rispetto che possiamo avere per noi stessi, sia la cieca e gioiosa ubbidienza verso qualcosa che deve compiersi assolutamente e ha bisogno di noi, solamente di noi. E le due cose non sono in contrasto tra loro. Mi viene in mente un bellissimo verso del poeta Giuseppe Conte “Il destino è tornare dove si è nati”».

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