Storie di quartiere: la scommessa di “Davide”

Nella sfida dei Supermercati a Noci, resistono ancora i piccoli “Davide”, ovvero quei negozietti di quartiere che giocano la loro partita sul piano del servizio e delle relazioni personali. Tra questi Pietro Matarrese, che si è affacciato sulla scena sei anni fa, nel pieno proliferare di nuovi supermercati a Noci, lui parte dal nulla, in una zona non servita, ad incrocio tra via Nenni e via Mansueto. Allora fu una scelta davvero controcorrente, una scommessa sostenuta dalla passione e dalla ferma convinzione di farcela.

Da allora il quartiere ha usufruito del servizio e della affabilità di Pietro, dialogo e disponibilità. Prima di lui, tutti i residenti in quella zona dovevano prendere la macchina o comunque spostarsi di molto per raggiungere un genere alimentare. Iniziative imprenditoriali come queste, nel suo piccolo, rappresentano il segnale di un modo diverso di affrontare la vita ed il lavoro. I piccoli negozi arricchiscono di relazione, di scambio, di confronto, l’esperienza di acquisto. Il cliente non è solo un numero da contare a fine giornata, ma una persona riconosciuta ed accolta per nome, dall’esercente.

Durante la pandemia i negozi di quartiere hanno giocato un ruolo importante, aumentando i fatturati anche del 25%. Hanno risposto ad un bisogno di sicurezza e di fiducia, oltre che di necessità. Tutti i negozietti, i nostri piccoli Davide che lottano contro Golia, non hanno le armi dei grandi supermercati, ampiezza e profondità di referenze, offerte e scontistica, ma hanno altro. “Negozio” deriva da “nec” “otium”, cioè non oziare, darsi da fare. Di certo i piccoli negozi non possono oziare o cullarsi, si rimboccano le maniche. Vedere però ripagati i loro sforzi, a volte le loro 364 giornate l’anno di lavoro, leggere nei loro occhi l’orgoglio e la soddisfazione per quello che fanno, ci deve fare riflettere tutti.

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