Processo “Gibbanza” su sentenze tributarie truccate: condanna per l’imprenditore nocese Raffaele Putignano

BARI – Lo registravano mentre parlava di “gibbanza”, espressione dialettale che indica le tangenti percepite in cambio di sentenze tributarie pilotate, per l’ex giudice tributario Oronzo «Sandro» Quintavalle, sette anni di carcere. Per i 6 imputati condannati dal Tribunale di Bari nel processo di primo grado su presunte sentenze tributarie pilotate 2 anni di reclusione. La Corte ha anche assolto 4 imputati perché “il fatto non sussiste” e ha dichiarato la prescrizione dei reati ad altri 13 imputati.

Condanna anche per l’imprenditore nocese Raffaele Putignano a due anni (con pena sospesa) e l’imprenditore Franco Mari Balducci 2 anni e 6 mesi di rclusione.

Ai 23 imputati, avvocati,funzionari delle commissioni tributarie e imprenditori, erano contestati, a vario titolo, i reati di corruzione in atti giudiziari,falso,rivelazione del segreto d’ufficio,infedele dichiarazione dei redditi,riciclaggio,favoreggiamento,abuso d’ufficio,truffa,millantato credito e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

I fatti risalgono agli anni 2008-2010, quando Quintavalle era presidente della Commissione Tributaria regionale della Puglia. Fu arrestato nel novembre 2010, insieme con colleghi, imprenditori e altri professionisti, fra i quali i commercialisti baresi Gianluca Guerrieri e Donato Radogna, condannati entrambi a 3 anni di reclusione. Condanna a 2 anni di reclusione (pena sospesa) per l’allora segretario di una sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Bari, Domenico Carnimeo. All’epoca dei fatti anche per l’imprenditore Raffaele Putignano scattarono le misure cautelari dei domiciliari.

Nel processo si erano costituiti parti civili il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia. Nei loro confronti il Tribunale ha stabilito che i sei imputati condannati dovranno risarcire i danni. Tre società, imputate per la responsabilità amministrativa degli enti, sono state condannate a sanzioni pecuniarie fino a 100mila euro e due di loro interdette per sei mesi oltre alla confisca del profitto dei reati. I giudici hanno inoltre dichiarato la falsità di tre sentenze tributarie risalenti agli anni 2009-2010.

 

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