Pasquale Gentile ricorda Pietro Gioja

NOCI – Pasquale Gentile, acuto divulgatore di storia locale, questa domenica tratteggia un accurato ritratto di Pietro Gioja, giurista e amministratore nocese, nel 220° anniversario della sua nascita.

“Pietro Gioja è il personaggio storico nocese più popolare. Di Noci scrive la storia. Di Noci fa la ‘storia’. Al Paese rende, ancora oggi, con la sua possente e inalterata autorità negli ambiti culturali, politici, sociali e religiosi, le indiscutibili prerogative per delineare l’antica identità/memoria. Tocca, ora, alla Comunità, alle Istituzioni rinverdire quella ‘memoria’ e sostenere quella ‘identità’. Commemorare un grande ‘uomo’ non deve essere soltanto un obbligo istituzionale (se lo si rispetta…) o un doveroso appuntamento culturale di pochi e per pochi. Dalla Storia, da chi la fa e da chi la vive, bisogna ricavare gli stimoli per guardare avanti. Le azioni e le opere di Pietro Gioja, se non considerate, potrebbero risultare vane.

Il 28 marzo 1801, Maria Monopoli, moglie del sindaco Vito Michele Gioja, dà alla luce un maschietto, chiamato Pietro Francesco Raffaele. Il bambino cresce tra le attenzioni che soltanto un nucleo familiare altolocato può offrire. Il capofamiglia è al decimo posto nella lista dei contribuenti. Gli stimoli culturali sono incessanti. L’educazione religiosa è perseverante.

Il padre è una figura di spicco nella vita politica e religiosa del paese. E’ sindaco per quattro volte, spesso decurione; coordina alcune congreghe. Pietro respira, quindi, l’aria di un costante impegno civile.

Ricevuta, tra casa e chiesa, l’iniziale educazione scolastica, entra nel seminario di Conversano per i primi studi. Frequenta l’Università di Napoli: nel marzo del 1823, consegue la laurea in utroqueiure, in diritto civile e canonico.

Appena laureato, s’innamora vanamente di Rosalba de Tintis, alla quale aspira anche Tommasino Siciliani. I primi passi dell’attività forense li conduce tra i tribunali di Napoli e la Gran Corte civile di Trani presso i quali diviene patrocinatore. Nel 1826, alcuni nemici tentano, più volte, di intralciare con denunce e lettere ano- nime il suo desiderio di intraprendere la carriera giudiziaria. Nell’agosto del 1828 giunge, finalmente, la sospirata nomina. Esercita a Castellaneta il primo mandato di giudice regio. Qualche anno dopo passa alla piazza di Casamassima, dove incontra e sposa, nel gennaio del 1836, Teresa Azzone di Domenico e Rocca Laruccia. Appena sei mesi dopo, viene trasferito a Santeramo. La moglie, incinta di pochi mesi, non gode buona salute. Pietro Gioja tentenna, fa saltare la presa di possesso, ma alla fine, contestato dalla Procura Generale del Re, accetta il trasferimento.

Qualche giorno prima di Natale, Teresa dà alla luce un maschietto che, battezzato con il nome del nonno, Vito Michele, muore dopo appena sei giorni. Sono momenti terribili, ma sono, anche, giorni in cui Pietro Gioja lavora intensamente alla sua opera, le Conferenzeistoriche sul progresso del Comune di Noci. La sfortuna lo perseguita ancora. Un anno dopo, nel settembre del 1838, nasce Maria Rosa Fedele, ma Te- resina muore subito dopo il parto.

Pietro Gioja accusa il colpo. Trascura, finanche, gli impegni d’ufficio, ricevendo un’altra contestazione. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Si pone in congedo. L’assenza dal lavoro, tuttavia, è necessaria per chiudere e dare alle stampe, a Napoli, presso la Stamperia del Fibreno, il primo volume delle Conferenzeistoriche. E’ il 1839. L’anno dopo ottiene il trasferimento a Putignano.

La non breve permanenza a Putignano gli consente di accudire gli affari di famiglia e di partecipare alla vita politica nocese. Nel 1842 pubblica il secondo e il terzo vo- lume delle Conferenze. Affronta con determinazione la grande questione demaniale nocese, divenendo l’alfiere della lotta del popolo minuto contro i ricchi proprietari, che difendono a denti stretti le terre cosiddette appadronate da restituire al Comune per essere ripartite tra i poveri. Ad uno dei conciliatori che tenta di mettere d’accordo usurpatori e governanti, indirizza, nel 1845, una lettera aperta per fornire le prove dell’universalità del demanio nocese e la necessità di ripartirlo, appunto, a favore della popolazione. A compendio degli approfondimenti sulla questione, Pietro Gioja si cimenta in un’altra opera manoscritta che racchiude tre Lezioni intorno a I demani, affrontate come problematica generale dedotta, a volte, da particolari situazioni d’interesse locale.

A Putignano resta sino al 1846. Il 17 ottobre del 1847 sposa Annetta Angiulli di Vito Luigi, la quale gli dà sei figli: Michele, Luigi, Rachele, Angelica, Nicola e Francesco Paolo. Gli ultimi due muoiono in tenerissima età.

Dal 1849 al 1852 è sindaco a Noci. Alla sua intraprendenza si devono alcune opere. Nel 1853, muore, quasi ottantaseienne, il padre Vito Michele. Pietro Gioja, da poco tempo ritornato giudice a Castellaneta, coglie l’occasione per ritirarsi dalla pubblica carriera e rientrare, definitivamente, a Noci. E’ di nuovo consigliere comunale e decurione. E’, anche, consigliere provinciale. Vive anni di intense battaglie civili e politiche spezzate soltanto dalla sua improvvisa morte, avvenuta il 7 ottobre del 1865. Lascia un grande insegnamento: l’amore per il suo paese. La sua opera storica determina, autorevolmente, l’intera storiografia locale. Ancora oggi, pur alla luce di un’ampia ed opportuna revisione critica, di un riesame scientifico e meno leggendario, le Conferenzeistoriche restano un imprescindibile riferimento bibliografico per gli studiosi che affrontano le pagine della storia di Noci unitamente alle vicende della Contea di Conversano e della famiglia Acquaviva d’Aragona titolare, per oltre tre secoli, della giurisdizione feudale sulla Terra delle Noci.”

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