Ma domenica si vota?

NOCI – La domanda sorge spontanea laddove facendo un giro in città si nota la presenza di immensi spazi elettorali praticamente vuoti. Il dibattito politico locale è in una fase di fisiologica tranquillità contrariamente a quello nazionale incentrato sulla telenovelas coniugale Di Maio / Salvini: dopo le nozze i due sposini stanno distruggendo il sevizio di piatti lanciandoseli a vicenda. Ma dovremmo “guardare oltre”, pensare più in grande, pensare al futuro, sperare nel futuro delusi dal presente: dal 23 al 26 maggio, 500 milioni di cittadini europei voteranno per eleggere il nuovo Parlamento europeo che sarà in carica per i prossimi cinque anni.

Mario Forti
Mario Forti

Il Parlamento europeo è un organo fondamentale per il funzionamento dell’UE: è infatti protagonista, insieme alla Commissione europea e al Consiglio dell’Unione europea, dell’attività politica e legislativa dell’UE. Le elezioni europee, quindi sono un momento cruciale che definirà il carattere e le priorità dell’Unione europea del futuro, determinando il modo in cui essere cittadini europei impatterà sulla nostra vita quotidiana. In Italia si voterà domenica 26 maggio, dalle 7 alle 23: saranno eletti 705 parlamentari di cui 76 eletti dai cinque collegi elettorali italiani. Negli ultimi tempi questa istituzione, che ritengo fondamentale per lo sviluppo dei popoli che la compongono, è stata oggetto di critiche spesso feroci da parte sia della “politichetta” nazionale che da parte di altri stati che hanno giustificato le proprie incapacità interne attribuendo all’istituzione europea colpe spesso inesistenti. Rinchiusi nei propri nazionalismi non si riesce ad avere uno sguardo globale che porterebbe a rivalutare tale istituzione che, come ogni istituzione è migliorabile, ma che costituisce il futuro per competere con realtà sempre più grandi ed espansionistiche come la Cina, L’America, la Russia.

Leggendo la Costituzione italiana, cosa che consiglio a tutti e sempre, soprattutto nella prima parte, quella riguardante i principi, troviamo l’art. 10 che recita: “ L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.”. Già nel 1948 i “padri costituenti” avevano previsto che l’Italia dovesse “aprirsi” al mondo e pertanto viene in risalto la “pochezza” degli attuali governanti sconfessati da situazioni di fatto. Qualche anno fa la Grecia tentò l’uscita e poi fece dietro-front, in questo periodo la “brexit”: la Gran Bretagna che si è resa conto della grande “cazzata” che sta consumando e non riesce a trovare una soluzione. Infine è da considerare che storicamente non c’è mai stato in Europa un periodo così lungo senza guerre: dal secondo conflitto mondiale. Bene, meditiamo, documentiamoci e soprattutto andiamo a votare il nostro futuro e smettiamola di delegare sempre gli altri.

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