Famiglia: valore fondante della società

NOCI – Si tiene in questi giorni a Verona il Congresso Mondiale delle Famiglie, un evento pubblico internazionale di grande portata che ha l’obiettivo di unire e far collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società.

Mario Forti
Mario Forti

Dietro all’espressione della «famiglia naturale» c’è l’idea di una famiglia che si fonda sull’unione di un uomo e una donna, non paragonabile ad unioni civili fra persone dello stesso sesso. La famiglia, nel suo essere unione di un uomo e una donna, riveste un ruolo insostituibile nella costruzione di una società civile che rigetta la cultura dello scarto. Si va dalla «bellezza del matrimonio» alle «politiche aziendali per la famiglia e la natalità» ma ci sono anche «i diritti dei bambini», l’«ecologia umana integrale», «la donna nella storia», «la crescita e la crisi demografica», «la salute e la dignità della donna» e «la tutela giuridica della vitae della famiglia». Tra i gadget diffusi ai partecipanti ha fatto molto discutere un feto di gomma che rappresenta un embrione di dieci settimane.

Il feto è accompagnato da un cartellino con la scritta: L’aborto ferma un cuore che batte! Si tratta di una manifestazione-laboratorio in cui verificare l’efficacia di politiche di estrema destra strettamente legate ad ideali religiosi ultrareazionari. Proprio per questo sono state organizzate manifestazioni collaterali di segno diametralmente opposto con cui si difende la libertà ed autodeterminazione delle persone. Alcuni hanno affermato che a Verona si festeggia il medioevo con un’immagine della donna che deve restarsene a casa a farsi dire quello che deve fare. Il tema è certamente complesso e non può essere racchiuso in un decalogo in cui sono elencate le cose che si possono e non possono fare. Su un punto entrambe le posizioni hanno ragione: in Italia le politiche di sostegno alle famiglie sono sempre state «scarse, marginali, frammentarie» e ne servono, perciò, di «più generose e incisive». Servono modi per far convivere occupazione e maternità anche e soprattutto con un maggiore coinvolgimento dei padri; servono più servizi di qualità ed economicamente accessibili per la prima infanzia; più scuola a tempo pieno.

Allo stesso tempo bisognerebbe pensare al concetto di famiglia come cellula base della società, indipendentemente dal sesso di chi la compone, all’interno della quale i vari componenti riescano a trovare conforto valori e forza per affrontare la vita quotidiana. Classificare poi donne omosessuali come categorie a se stanti mi dà un fastidio inenarrabile. Se proprio vogliamo categorizzare potremmo dire che tutti apparteniamo alla categoria essere umano degni pertanto di considerazione e rispetto a prescindere dalla presenza dell’uccellino o della farfallina.

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