Fake news e post-verità, l’informazione ai tempi del web

NOCI – L’informazione al tempo del web può cadere in facili scivoloni dando notizie sbagliate se non addirittura fasulle. In alcuni casi omette passaggi oggettivi. Saper scindere tra notizie pubblicate da testate giornalistiche affermate ed altri siti internet è prerogativa fondamentale per scegliere la buona informazione.

Ne sono conviti i protagonisti del dibattito “Informazione e fake news” svoltosi il 9 giugno scorso nel chiostro di San Domenico all’interno del Piccolo festival della Parola. Sul palco il giornalista Rai Enzo Quarto (Circolo delle Comunicazioni sociali Vito Maurogiovanni), Adelmo Monachese (Lercio.it), Giuseppe Di Caterino (consulente politico) e Fabio Traversa (Blogo, scrive su Reality&Show, Tvblog.it e Soundsblog.it), concordano nel verificare le fonti prima di pubblicare una notizia e amplificarla a mezzo social.

In maniera particolare Monachese sottolinea, quasi difendendosi, come il giornale che rappresenta non sia divulgatore di fake news, ovvero di notizie false, ma più che altro di una parodia degli stessi giornali. “Il compito di noi blogger che ci occupiamo di tv – ha ricordato invece Traversa – è da un lato impegnativo e intenso perché dobbiamo aggiornare più volte nel corso della giornata i siti con le innumerevoli notizie che arrivano dalla rassegna stampa, dalle agenzie o dai programmi in onda e dall’altro particolarmente delicato perché dobbiamo unire la rapidità degli aggiornamenti alla verifica delle fonti e alla prudenza in ciò che pubblichiamo, specialmente se ci sono notizie riguardanti processi giudiziari, privacy delle persone o dichiarazioni che rischiano di sfociare nella diffamazione. Il rischio di incappare in fake news è concreto, se accade lo si deve dichiarare con onestà, ammettere l’errore e rimediare con un update correttivo. Ma c’è chi, invece, ricorre a priori ad alcuni trucchetti poco leciti”.

Esempi citati di fake news sono quelli relativi alla morte di qualche personaggio famoso o televisivo risalente a qualche anno fa, oppure di più recente mistificazione, le notizie relative alla Brexit e alle elezioni USA. L’obiettivo rimane l’accuratezza nella scelta delle fonti per fare buona informazione e non farsi vincere dalla velocità di pubblicazione solo per ricevere qualche like in più.

Senza andar lontano la stessa cosa accade anche per la stampa locale che ormai tanto locale non lo è più visto il proliferare di siti web d’informazione e conseguente collegamento con i social network che permette un filo diretto col mondo intero. Ed è proprio sulle agorà virtuali che invece prende piede il secondo filone del dibattito moderato dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Valentino Sgaramella legato alla post-verità, termine con il quale si intende il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza dando spazio ai lati emozionali e sensazionalistici della stessa. Pur provenendo dall’ambito politico, il termine post-verità, dal quale neanche il sindaco Nisi si è esentato dal pronunciarlo durante un dibattito social, è stato tanto utilizzato da essere inserito all’interno dell’Oxford Dictionaries 2016.

Come fare allora per difendersi dalle fake news e non cadere nelle trame della post-verità? Come riporta Sky Tg24, Craig Silverman, esperto di fact-checking e giornalista di Buzzfeed, ha creato un elenco di 6 semplici cose da fare per verificare una notizia:

Controlla l’URL: spesso non ce ne accorgiamo, ma il sito su cui stiamo cliccando è una copia di uno più famoso, tipo “La Gazzetta della Sera”, “Rebubblica”, “Il Fato Quotidiano”;

Leggi la pagina “Chi Siamo”: molti siti che diffondono “fake news” spesso hanno un disclaimer in cui indicano che si tratta di un sito di satira;

Occhio alle dichiarazioni: se provengono da una persona nota, basta selezionare la frase e lanciare una ricerca su Google tra virgolette. In questo modo si può controllare se le stesse parole sono state riprese anche da altre fonti; in caso contrario, meglio approfondire;

Segui i link: per vedere se effettivamente ti porta alla fonte che dice di linkare oppure no; in generale, è meglio essere diffidenti degli articoli che hanno pochi (o nessun) link;

Fai una ricerca inversa delle immagini: basta andare su Google Immagini e caricare un’immagine sospetta per scoprire se è stata già pubblicata altrove o se si riferisce a un altro evento;

Cautela: “Se una storia sembra troppo bella per essere vera, oppure ti provoca una forte reazione emotiva, è meglio calmarsi per un momento”, è il consiglio finale di Silverman.

 

Per chi invece con le notizie ci lavora ogni giorno tutti i colleghi sono concordi nel seguire le regole della deontologia e soprattutto il buonsenso.

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