Donald Trump, il 45° presidente USA

NOCI – Il nuovo presidente degli Stati Uniti è Donald Trump, settantenne uomo d’affari con un patrimonio valutato 3 miliardi e 700 milioni di dollari, in pratica il più ricco presidente della storia degli Stati Uniti.

Alla fine il popolo americano per il post Barack Obama ha scelto, il tycoon alla fine di una estenuante e dura competizione elettorale ha sbaragliato tutti e tutto andando contro ogni pronostico della vigilia. Il risultato finale è chiaro e netto: 290 grandi elettori assegnati contro i 228 della rivale Hilary Clinton.

Contro ogni pronostico della vigilia, aveva tutti contro, ha saputo convogliare e “parlare” alla classe media, impoverita da una crisi provocata dieci anni fa dai ladrocini delle banche e dai loro complici, il successo di Trump è targato dalla povera gente, decisivi sono stati infatti gli stati “operai”.

Trump ha infatti “conquistato” tutti gli stati in bilico e quelli con il dna storicamente democratico: l’Ohio, (stato-chiave per l’accesso alla Casa Bianca), la Pennsylvania, l’Iowa il Wisconsin il Michigan, parte del New Jersey, questi sono stati, segnatamente “operai”, ed infatti sono loro con il loro voto ad avere dato la vittoria a Trump.

Questi stati negli ultimi anni si sono caratterizzati dalla progressiva deindustrializzazione e dal calo della popolazione. Un tempo qui c’era il nucleo industriale dell’America, l’industria automobilistica del Michigan e dell’Indiana, l’industria siderurgica in Pennsylvania, quella alimentare di Iowa, Ilinois e Wisconsin, quell’aereonautica dell’Iowa, le miniere di carbone del West Virginia. Un mondo cancellato dalla globalizzazione e dai trattati di libero scambio.

Appena eletto, Trump che nelle sue mani avrà il Congresso e la Corte suprema, ha dichiarato: «la nostra non è stata una campagna elettorale, ma un grande movimento. Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani. I dimenticati di questo paese ora non lo saranno più». Il disporre oggi della chiave della valigetta nucleare, avere in mano le sorti del mondo ha radicalmente cambiato il neo eletto, l’essere diventato l’uomo più potente del mondo ha un suo peso specifico, anche per uno come lui; Egli infatti ha usato toni più rassicuranti e cordiali nel suo primo intervento al mondo si è complimentato e ringraziato la rivale sconfitta Hilary Clinton dopo l’aspra e dura battaglia elettorale.

Ora il mondo attende preoccupato, specie l’Europa. Germania e Francia in primis, aspettano di sapere quale sarà la politica estera del tycoon, alcune idee espresse alla vigilia e presenti nel suo programma creano particolare allarmismo, c’è preoccupazione relativamente ai rapporti con Cuba e Iran, due paesi con cui Obama aveva stretto intese importanti. Altra questione delicata è quella relativa al Messico, la sua idea è quella di metter fine all’immigrazione clandestina ergendo un muro al confine (che già esiste) facendolo pagare ai messicani.  Trump dimostra poco interesse per gli alleati Nato, ma grande interesse ha invece espresso per la Russia e la Cina. Il 45° Presidente degli Stati Uniti è un convinto “nazionalista” infatti il suo mantra recita- “l’America prima di tutto” – quindi la “sua” politica estera resta una grande incognita.

 

(foto Michael Vadon)

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