C’è la rosa del centrodestra e la soluzione “Casellati”

Una donna al Quirinale, Bianca Scheda. Con 527 schede bianche è ancora fumata nera e lo sarà anche domani per il terzo scrutinio. Oggi i voti dei grandi elettori sono ricaduti su Maddalena, Mattarella, Cassinelli, Tondo, Rosato, Bossi e Berlusconi.

Oggi è stata la giostra dei nomi. A farli è stato il kingmaker della partita più importante che ogni 7 anni si gioca nel Parlamento in seduta comune presso il Palazzo Montecitorio, Matteo Salvini. Lui unitamente a Giorgia Meloni ed Antonio Tajani hanno indetto una conferenza stampa ed hanno svelato una terna di nomi proposta a tutte le forze politiche presenti in Parlamento. La rosa di nomi è così composta: Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio.

Marcello Pera ha ricoperto la carica di Presidente del Senato, tra il 2001 e il 2006. Oggi è Presidente del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È stato introdotto nel mondo politico dal filosofo Lucio Colletti, che assieme ad altri intellettuali, come Giuliano Urbani, aderiscono al movimento di Silvio Berlusconi, Forza Italia. Una partecipazione attiva politicamente fino al 2013, basata anche sulla scrittura di numerosi saggi a favore di un avvicinamento della politica alla religione cattolica.

Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, vedova Moratti, viene definita dal Corriere della Sera come “una che si laurea a 21 anni, il venerdì, e il lunedì è assistente universitario; una che a 25 anni fonda la sua prima azienda lasciando la società del padre e ripartendo da zero; una che, «innamorata follemente» di Gian Marco, gli chiede la separazione dei beni «per non dipendere da nessuno» e spiega subito che non lascerà il lavoro neppure quando diventerà mamma”.
È stata presidente della Rai dal 1994 al 1996 durante il primo governo Berlusconi e quello Dini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal 11 giugno 2001 al 17 maggio 2006 nei governi Berlusconi II e III, sindaco di Milano dal 5 giugno 2006 al 1º giugno 2011 e presidente del CdA di UBI Banca dal 2019 al 2020. Inoltre, sostiene attivamente la Comunità di San Patrignano, un appoggio determinante per lo sviluppo della ONG grazie alle diverse donazioni fatte nel corso degli anni per un totale di 286 milioni di euro. Attualmente ricopre la carica di vice presidente della regione Lombardia e assessore alla sanità.

Carlo Nordio è un Magistrato della Repubblica in pensione. È popolare sin dagli anni ottanta quando condusse le indagini sulle Brigate Rosse e negli anni novanta indagò sui reati di Tangentopoli. È stato consulente della Commissione Parlamentare per il terrorismo e presidente della Commissione Ministeriale per la riforma del codice penale. È stato fino al pensionamento avvenuto nel 2017 procuratore aggiunto della Procura di Venezia, occupandosi di reati economici, di corruzione e di responsabilità medica. Nel 2010 ha scritto un libro con l’europarlamentare del Pd Giuliano Pisapia, dal titolo “In attesa di giustizia. Dialogo sulle riforme possibili”. Dal 2018 è componente del CdA della Fondazione Luigi Einaudi Onlus.

Appena questi nomi e cognomi rimbombano nell’emiciclo di Montecitorio, il primo commento è stato quello del Segretario del Pd Enrico Letta: “I nomi del Centrodestra sono di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale”. Subito dopo, anche il Ministro Stefano Patuanelli ai giornalisti in Transatlantico commenta positivamente la terna proposta dal centrodestra, “quelli proposti dal centrodestra per il Quirinale sono sicuramente nomi di peso”.

Appresa la rosa dei nomi di centrodestra, i leader del centrosinistra, Letta, Conte e Speranza si sono riuniti in un vertice e alla sua conclusione hanno diramato il seguente comunicato:”Prendiamo atto della terna formulata dal centrodestra che appare un passo in avanti, utile al dialogo. Pur rispettando le legittime scelte del centrodestra, non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi quella larga condivisione in questo momento necessario. Riconfermiamo la nostra volontà di giungere ad una soluzione condivisa su un nome super partes e per questo non contrapponiamo una nostra rosa di nomi”.
Dunque, interpretando il linguaggio politichese, il centrosinistra ha legittimato la prima mossa del centrodestra, e contestualmente la rosa dei nomi, ed ha anche chiesto a Salvini-Meloni-Tajani un incontro, fissato per domani pomeriggio, per definire la quadra su un nome che potrebbe anche andare oltre la terna presentata dal centrodestra ma che riguarderebbero, in ogni caso, delle personalità dell’area liberale.

Il vertice di domani, insomma, sarà un vero e proprio conclave in cui i leader dei partiti dovranno trovare una soluzione condivisa da spendere alla quarta votazione, ove il quorum sarà ridotto alla maggioranza assoluta dei componenti. Un luogo perfetto per conciliarsi sul bis di Mattarella oppure sulla figura della prima donna Presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati.
“La proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza e buttiamo via le chiavi, pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione, domani è il giorno chiave”. Lo ha detto Enrico Letta uscendo dal Palazzo Montecitorio. Quanto detto viene confermato da Giuseppe Conte, il quale sostiene che con il vertice di domani si accelera il processo di dialogo con il centrodestra con l’impegno di trovare nelle prossime ore una soluzione condivisa, “non è il momento del muro contro muro”.

In nessun caso, comunque, il centrodestra smetterà di imporsi e continuerà a “giocare” la partita forzando su un nome senza tessera di partito e riconducibile nell’area liberale. Infatti, ha commentato Matteo Salvini al margine della conferenza stampa:”Non siamo qui a imporre niente a nessuno: la storia degli ultimi 30 ha sempre visto il centrosinistra protagonista nella proposta e nella scelta del presidente della Repubblica. Oggi penso sia diritto dell’area liberale conservatrice moderata identitaria di avanzare delle proposte. Tutto ciò è possibile grazie al presidente Berlusconi che ha preferito non bloccare il Parlamento su un no pregiudiziale verso di lui”.

L’eterno assente da questa partita per il Quirinale, nonché dal prossimo vertice tra i massimi leader dei partiti politici che si terrà domani, è (e sarà) il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. L’ex premier è stato un grande regista nella partita quirinalizie del 2015 pressoché, oggi, ignorato e non invitato dal centrosinistra al vertice di domani.
Escluso da Letta, Conte e Speranza in quanto non si è rimarginata quella ferita relativa alla caduta del Governo Conte II.
Così Renzi ha diramato un comunicato stampa nel quale, sommariamente, si accusano i partiti che hanno più grandi elettori quali maggiormente responsabili di questo “spettacolo deprimente”. Una mossa, questa, al fine di essere preso in considerazione per entrare nei tavoli che contano, infatti conclude: “nel nostro piccolo, siamo pronti a dare una mano per il bene del Paese”.
Renzi potrebbe entrare in partita appoggiando la candidatura della Presidente del Senato, Casellati, e avendo un ruolo determinantissimo, considerato che il PD sarebbe indisponibile a votarla.
Qualora Renzi decidesse di appoggiare la Casellati, mancherebbero solo nove voti per arrivare alla soglia dei 505 voti necessari per poterla eleggere. Ma a dare rassicurazioni sui restanti voti mancanti è il Presidente Silvio Berlusconi che in queste ore non ha smesso di chiamare ogni singolo parlamentare e avrebbe già il consenso dei parlamentari del misto non iscritti a nessun partito, quali: Giusi Bartolozzi, Stefano Benigni, Claudio Pedrazzini e Rosellina Sbrana. Al nome della Casellati, inoltre, potrebbe convogliare il gruppo Autonomie, la Svp, le minoranze linguisti, ma anche l’Onorevole Carmelo Lo Monte di Centro Democratico ed Enrico Costa di Azione.

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