“Tutte u munne è paise”: la cultura del mondo presente nel dialetto nocese

NOCI – È in tutte le edicole la nuova pubblicazione del Centro Studi sui Dialetto Apulo-Baresi, intitolata Tutte u munne è paise – Le parole straniere nel dialetto. Con la manifestazione del 6 ottobre 2017, all’interno del Chiostro delle Clarisse, l’associazione culturale nocese ha presentato questo nuovo volume che si presenta con quattro rigorosi articoli scientifici di alto livello nel quale è messo in evidenza il profondo rapporto del nostro dialetto con tutte quelle lingue che, in qualche modo nel corso della storia, hanno interessato la nostra regione e il nostro paese. Oltre al dialetto nocese, nel libro sono presenti i greci, gli arabi, gli spagnoli e i francesi, popoli che hanno conquistato e governato parte della nostra Puglia.

«Il libro vuole mostrare quante parole del dialetto nocese abbiano origine in lingue straniere, alcune di esse molto lontane» spiega la professoressa Maria Semeraro, del comitato scientifico del Centro Studi. «Con il tempo tutte le lingue si trasformano. La lingua è uno strumento sociale e si lega alle esigenze. La lingua si evolve con l’evolversi della società, integrando nuove parole dalle lingue straniere attraverso i forestierismi. Quando un dialetto smette di guardare le altre lingue, muore». Inoltre, nella pubblicazione «oltre allo studio sul dialetto, è presente la poesia e la letteratura. Nel libro queste due cose convivono benissimo. Questo è un libro che tutti i nocesi dovrebbero avere nelle proprie case. È un valore aggiunto, un investimento per il futuro». Infatti, come si è già avuto modo di dire durante la conferenza stampa, l’ultima parte del volume è dedicata ad alcune poesie in dialetto ispirate da una radice araba scritte da Mario Gabriele e Pietro Gigante in dialetto arcaico, da Giovanni e Domenico Laera in medio dialetto e da Caterina Quarato e Biagio Laera in neo dialetto. A queste si aggiungono anche dei racconti come Gesù, u ciucce e u tarì e due novelle tradotte in dialetto da Domenico Forti e Caterina Quarato estrapolate da Le mille e una notte. La copertina è, come per ogni pubblicazione del Centro Studi, a cura di Angela Liuzzi.

Andando a scoprire il volume, invece, sono le lingue straniere le coprotagoniste insieme al nostro dialetto, studiate ed esposte al pubblico grazie agli interventi dei tre autori del libro. Il dottor Giuseppe Chielli ha realizzato degli studi sulla derivazione greca delle parole come asckuè (bruciare), attene (padre), cambe (bruco), chjattone (donna robusta), cónele (origano), cresòmmele (pugno o frutta dura), fegghjazze (fiocco di neve particolarmente largo), graste (vaso di fiori), neche (culla), puteche (bottega) e strìgnele (gioco irrefrenabile). Duplice, invece, il lavoro di ricerca svolto dalla dottoressa Maria Vittoria D’onghia, la quale si è occupata delle parole di derivazione araba come amme salamme (nome del gioco campana), beduine (persona stupida), bezzeffe (molto), dameggene (damigiana), fermecocche (albicocca), geleppe (glassa), lemone (limone), matarazze (materasso) e scerocche (scirocco), e di origine spagnola come abbassce (giù), abbusccuè (prendersi botte), ammarrè (chiudere), avvuandè (prendere), barracche (catapecchia) e cernarule (setaccio). Infine, è il professor Giovanni Laera a presentare tutte le parole nocesi di derivazione francese come cere (aspetto del volto e anche di fronte), merche (cicatrice), sparatrappe (cerotto adesivo), uagnone (ragazzo o apprendista), mangè (mangiare), marpione (furbacchione), stunuete (persona stordita), ‘ndumme (donna stupida), fatiche (lavoro), vuccire (macellaio), berlocche (gioiello), sciarrette (carrozza) e bavuglie (bara).

intervento di Di Donna
Intervento del professor Angelo Michele Di Donna

Inoltre, ad arricchire la manifestazione, oltre alla componente linguistica, sono state presentate due relazioni inerenti all’arte bizantina e all’urbanistica araba presenti in Puglia. Il professor Angelo Michele Di Donna, docente presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro ha presentato una breve finestra sui Cenni sulle chiese bizantine in Puglia, con un accenno sulla collegiata della nostra Chiesa Madre, mentre l’ingegnere Antonio Cirsella-Sergio, del Politecnico di Bari, ha presentato una finestra su La componente urbanistica araba nella formazione dei centri storici pugliesi, confrontando lo schema a labirinto delle città arabe con i centro storici italiani e pugliesi, soffermandosi su quello nocese.

«Con questo libro abbiamo voluto coltivare la memoria per scoprire la nostra vera identità» ha concluso Giovanni Laera. «La nostra identità è multietnica e multiculturale fatta sull’accettazione dell’altro. Studiare il dialetto e condividerlo permette non solo di scoprire le nostre radici ma ci aiuta a sapere quello che siamo noi oggi».

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