Prescrizione ed ignoranza: buonafede docet

NOCI – In queste ultime settimane il dibattito sulla prescrizione è tornato in parlamento, sulle prime pagine dei giornali ed è persino arrivato a minacciare la stabilità del governo. Da un lato ci sono coloro che ritengono che questo istituto giuridico, che rende non più perseguibile un delitto dopo il passaggio di un certo periodo di tempo da quando è stato commesso, debba essere indebolito, dall’altro ci sono coloro secondo cui limitare la prescrizione sarebbe un attacco inaccettabile ai diritti degli individui e costringere gli accusati – colpevoli o innocenti – a tempi anche molto lunghi prima di essere giudicati.

Mario Forti
Mario Forti

La prescrizione in Italia interviene quando, dal momento in cui è stato commesso il presunto reato, trascorre un numero di anni pari alla pena massima prevista per quel reato. Passato quel periodo senza che sia stata giudicata, la persona accusata di un certo reato non è più processabile o punibile. Vi è da dire che non tutti i reati possono finire in prescrizione perché per quelli più gravi non vi è prescrizione. La discussa riforma del “giurista” Buonafede è entrata in vigore e quindi, per i reati commessi a partire da questa data, la prescrizione sarà bloccata dopo una sentenza di primo grado. Purtroppo il Ministro trascura alcuni principi giuridici sanciti dalla Costituzione (che è il “faro” della legislazione, colei che detta le regole). Art. 27 comma 2 Cost. che implicitamente impone che il cittadino sia giudicato in tempi ragionevolmente brevi rispetto alla data di commissione del reato.

La presunzione di non colpevolezza (art. 27 comma 1 Cost.) laddove Buonafede & Co. credono in una presunzione di colpevolezza degna dei regimi autoritari. Ma non basta, il diritto di difendersi senza che passi troppo tempo in quanto ne pregiudicherebbe la possibilità di trovare prove a “favore” dell’imputato. Infine, ma non meno importante, il principio della ragionevole durata del processo (art. 111 comma 2 Cost.) vieta che questo possa durare troppo a lungo.

La controfaccia di un sistema penale senza prescrizione sarebbe infatti costituito da processi interminabili e quindi ingiusti sia per gli imputati, sia per le persone offese o danneggiate. Infine basti pensare che in Italia parliamo di una percentuale (minima) del dieci per cento dei processi che si conclude con un non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Orbene, con i tanti problemi sull’economia che non cresce, anzi regredisce, questione ex Ilva, Whirlpool, gestione autostrade, ultimamente Air Italy, Ministro Buonafede la prescrizione risulta di fondamentale importanza per il Paese?

Il confronto con l’Europa lo cerchi negli otto mesi con cui i Francesi ed i Tedeschi definiscono i processi di primo piano e non continui col populismo spicciolo tipico del suo movimento e di chi non ha idee sul futuro.

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