Povera Patria: lo scandalo di Tangentopoli spiegato attraverso la canzone italiana

NOCI – Nell’ambito dell’iniziativa Incontri tematici, promossi dall’associazione culturale Presìdi del Libro di Noci, è stato presentato, lo scorso 13 ottobre, all’interno del Chiostro di San Domenico, il libro Povera patria. La canzone italiana e la fine della Prima Repubblica (Arcana edizioni) del giornalista Stefano Savella. L’incontro, moderato da Stefano Verdiani, membro dell’associazione, è stato un modo per ricordare, attraverso la musica, la classe politica che era presente nell’Italia degli anni ’90 durante la cosiddetta indagine Mani pulite.

«L’idea era quella di pubblicare un libro sulle canzoni uscite negli anni di ‘Tangentopoli’ – racconta l’autore – e ‘Povera patria’ di Battiato è esattamente l’inno che rappresenta quella stagione lì. L’opinione pubblica italiana si è ribellata a quella classe politica. E se un brano dura così tanto tempo fino ad arrivare ai giorni nostri è perché si è ben radicato nella storia del nostro paese». È proprio la canzone di Franco Battiato scritta nel 1991 a dare il titolo a un volume che cerca di capire come la musica e i cantanti italiani hanno reagito a uno scandalo che ha fatto la storia del nostro paese. «Battiato la pensa come una preghiera, come un lamento sulla situazione italiana».

Il libro inizia il 17 febbraio del 1992, lo stesso giorno in cui è iniziata l’indagine sulle tangenti presenti in Italia. Da lì, inizia il percorso dell’autore sulle canzoni che hanno fortemente influenzato la canzone italiana, canzoni di protesta contro la politica e scritte contro un sistema che stava risaltando un Italia scorretta agli occhi del mondo. «Le canzoni di quegli anni sono canzoni di protesta volte a far crollare un sistema. Tutti si aspettavano un rinnovamento politico e la spinta propulsiva dei primi anni novanta porta al successo, nel 1994, Silvio Berlusconi». Anche Sanremo risente dell’influenza della situazione politica del paese e tra il 1992 e il 1994 molti cantanti portano sul palco dell’Ariston canzone di ribellione nei confronti della classe politica dell’epoca.

«Per i più giovani, il libro è un profilo storico sulla canzone e sugli autori di quegli anni» commenta Stefano Verdiani. Non solo politica, quindi, ma un commento sul significato di alcune canzoni che sono arrivate fino ai nostri giorni, il cui concetto, senza le giuste esperienze, può essere mal interpretato. Infine, durante la serata, il chitarrista Giuseppe Liuzzi ha riproposto alcuni brani di quegli anni come la già citata Povera patria di Franco Battiato, Viva l’Italia di Francesco de Gregori, Nostra signora dell’ipocrisia di Francesco Guccini e Sono solo canzonette di Edoardo Bennato.

Giuseppe Liuzzi
Giuseppe Liuzzi

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