Manchester: quando la devozione divina schiaccia la coscienza individuale

NOCI – È successo di nuovo. Il terrorismo islamista ha colpito ancora. Salman Abedi, britannico 23enne di origini libiche, ha deciso la scorsa domenica di attivare l’ordigno esplosivo tra la folla radunata in occasione del concerto della popstar Ariana Grande tenutosi a Manchester.

Quello che sembra un bollettino di guerra è inquietante: 22 morti, numerosi dispersi e 120 feriti di cui 12 sono bambini in gravi condizioni e con meno di 16anni. Deceduto anche lo stesso Abedi che, secondo il Times, era appena tornato dalla Libia.

Il sociologo Durkheim aveva riempito abbondanti capitoli della letteratura psicologica già decenni fa quando riferiva la paurosa realtà definibile come “suicidio altruistico” e verificabile in presenza di una scarsa individualizzazione e di un eccesso di integrazione. In altre parole, suicidio altruistico è quello che succede quando l’Io si fonde e si confonde con il tutto finendo per annullarsi nella volontà suprema della religione mirante a raggiungere, tramite la fede, i prefissati obiettivi. E di fatto è quello che sta accadendo troppo spesso. La devozione divina sembra imporre il suo codice comportamentale ad un altissimo prezzo psicologico che schiaccia il singolo privandolo della sua coscienza.

Checché se ne dica, siamo alle prese con la terza guerra mondiale. Una guerra atipica per forma, ideali e mezzi ma pur sempre una guerra potentissima. Le persone sono diventate pedine in mano ai vertici detentori del potere che le utilizzano per arrivare ai loro discutibili scopi.

Secondo accreditate ricerche di psicologia, gli uomini in guerra sarebbero addirittura più felici che in tempo di pace. Sì, perché la guerra conferisce un brivido, regala adrenalina e non annoia. E questo è semplicemente agghiacciante.

Il terrorismo, per tale motivo, non è in un ordigno. Il terrorismo è nelle menti abituate al rumore, all’omologazione, all’acriticità e alla velocità dei ritmi imposti dal sistema. Soltanto il silenzio, la meditazione e il recupero dell’individualità attraverso percorsi di sana introspezione potrà salvarci.

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