La partita a scacchi del Quirinale. I “candidati”

Inizia la partita a scacchi per l’elezione del Presidente della Repubblica. Sarà una delle partite più entusiasmanti dal 1992, perché come all’epoca nessuno schieramento politico ha la maggioranza assoluta dei componenti del Parlamento in seduta comune unitamente ai 58 delegati regionali.
Il centrodestra rispetto al centrosinistra parte in vantaggio e secondo il metodo usato fin dagli albori spetterebbe al trio Berlusconi-Salvini-Meloni proporre una rosa di nomi su cui far convogliare le minoranze del Parlamento in seduta comune.
Ad esempio, nell’ultima elezione presidenziale (ricorreva l’anno 2015) il centrosinistra, quale possessore della maggioranza relativa, indicò una rosa di nomi alle minoranze ed alla fine, se pur con malumori sull’uso arrogante del metodo di scelta dell’allora Capo del Governo Renzi, i gruppi parlamentari centristi (Ncd, Udc, Scelta Civica) decisero di convogliare i voti su Sergio Mattarella unitamente a Berlusconi che convogliava 38 voti di Forza Italia verso Mattarella, che risultò eletto con 665 voti al quarto scrutinio.

Oggi la situazione è ben diversa. In effetti, il centrodestra risulta avere la maggioranza relativa pari a 456 membri compresi i parlamentari nell’area di centrodestra non iscritti ad alcun partito, quali Giusi Bartolozzi, Stefano Benigni e Rosellina Sbrana.
Il centrosinistra, invece, può solo contare su 400 componenti.
Poi c’è la cosiddetta area centrista composta da Italia Viva con 44 parlamentari, Più Europa-Azione con 5 parlamentari, Centro Democratico con 6 parlamentari.

Dopo il rifiuto di Silvio Berlusconi alla candidatura per la Presidenza della Repubblica, quale candidato di tatticismo esagerato da parte del centrodestra, oggi sono cominciate le danze del totonomi e delle trattative tra i gruppi politici.
A detta dei leader politici in campo possiamo già sostenere che Berlusconi, Draghi e Casini non saranno candidati al Quirinale.
Ieri Berlusconi ed oggi il Movimento 5 Stelle hanno escluso che Draghi possa salire al Colle più alto di Roma. Conte, infatti, ha chiarito che il “Governo Draghi deve continuare a pieno regime, scongiurando rallentamenti che in questa fase sarebbero letali per il Paese”. Sulla stessa linea anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che durante il vertice del centrodestra di ieri ha affermato: “La cosa più importante è l’unità della coalizione. Abbiamo fatto un gesto di generosità per quest’unità. Diciamo no a Draghi al Quirinale”.
Anche la candidatura del democristiano Pierferdinando Casini, eletto più volte in Parlamento sia tra le file del centrodestra e sia tra le file del centrosinistra, sembra non spiccare il volo. Infatti, questa mattina hanno implicitamente dichiarato sia il Segretario della Lega Matteo Salvini (con la dichiarazione “Casini è stato eletto al Senato dal centrosinistra”) e sia il Segretario del PD Enrico Letta (smentendo di aver proposto Casini) la possibilità che uno degli ultimi democristiani non potrà varcare le porte del Quirinale come Presidente.

E quindi? Come finirà?
Se dovessimo seguire il metodo usato ed inventato dal centrosinistra, allora il centrodestra questa volta avrebbe l’onere e l’onore di proporre una rosa di tre nomi alle minoranze a cui spetta la scelta finale.
Le carte spendibili del centrodestra che potrebbe proporre alle minoranze sono: in primis quello della prima donna eletta Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, e quello di Gianni Letta, già Segretario del Consiglio dei Ministri dei Governi Berlusconi, nonché zio del Segretario PD Enrico Letta. Poi ci sono possibili candidati che potrebbe proporre il centrodestra ma che sono freschi di nomina: Franco Frattini, appena nominato Presidente del Consiglio di Stato, e Giuliano Amato che dal 28 gennaio ricoprirà la carica come Presidente della Corte costituzionale.
Infine sul tavolo del centrodestra c’è una lista di figure istituzionali ed indipendenti riconducibili all’area liberale come i giudici costituzionali Silvana Sciarra e Nicolò Zanon, il magistrato Carlo Nordio e l’ex Presidente del Senato Marcello Pera.
Però tanto sul nome di Pera quanto su quello di Letizia Moratti, attuale Vice Presidente ed Assessore alla Sanità della Lombardia, ci sarebbe un veto da parte di Enrico Letta. Ma che il centrodestra potrebbe comunque proporre, cercando di far eleggere, Moratti o Pera, con l’aiuto di Italia Viva e del mondo variegato del gruppo misto.

Nelle ultime ore Enrico Letta unitamente a Giuseppe Conte e Roberto Speranza quali rispettivi Segretari del Movimento 5 Stelle e di Liberi Uguali, hanno proposto come candidato di bandiera, Andrea Riccardi. Così facendo il centrosinistra ha bruciato un ottimo candidato superpartes, infatti Renzi questo pomeriggio durante la trasmissione televisiva Mezz’ora in più ha dichiarato: “È una persona straordinaria, gli voglio molto bene, ha fatto benissimo il ministro, ma credo che non abbia nessuna possibilità di essere eletto. Il M5s lo vuole come candidato di bandiera, per stare sui giornali. Ma questo non è Sanremo, non si vince il premio della giuria”.

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