Influencer marketing, il lavoro del secolo

NOCI – Una volta esistevano i medici, gli avvocati e i letterati. Una volta per sentirsi orgogliosi e fieri del proprio status sociale serviva la laurea. Una volta era tutto diverso.

Cambiano i tempi, cambiano le abitudini, cambiano le modalità per scalare la vetta del successo. E questa è senza dubbio l’era di internet, quando un piatto deve essere postato prima di essere mangiato e quando il tramonto deve essere fotografato anziché vissuto. Si vive il virtuale al posto del reale e la popolarità di ciascuno si misura dai seguaci e dal numero di pollici verso.

Una volta esistevano i medici, gli avvocati e i letterati, dicevamo. Oggi alla domanda: “Cosa fai nella vita?” ti rispondono con soddisfazione: “Sono una blogger!” L’avvento dilagante dei social network ha creato nuove figure nel panorama lavorativo tanto che si sente sempre più parlare di  “influencer marketing”.

L’influencer è un utente seguito da migliaia di seguaci che sfrutta la sua fama per dettare tendenza e spingere all’acquisto di un prodotto piuttosto che alla pratica di un’attività. Si tratta di una sorta di pubblicità a basso costo ma potentissima. E fin qui tutto bene. Se a persuadere il grande pubblico è una fonte dignitosa e competente che ben venga, largo spazio alla modernità. Il problema è che la stragrande maggioranza di influenzer sono “tronisti” che promuovono costumi da bagno che anche un bambino di cinque anni saprebbe disegnare, showgirl che abbozzano gioielli inguardabili e avanzi di reality televisivi alle prese con la produzione di improbabili borse e calzature.

Digital pr si definiscono, web star amano sentirsi. La verità è che sono sfaticati a cui studiare non è mai piaciuto e si sono ingegnati per guadagnare grosse sacche di soldi semplicemente con un click.

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