Il vietnamita Chi Trung a Noci: il potere consolatorio della poesia

NOCI – Torna in Italia, torna in Puglia ed approda a Noci il maggiore poeta vietnamita attualmente vivente: Nguyen Chi Trung. L’Associazione Darf, infatti, in collaborazione con il Comune di Polignano e il Comune di Noci, ha organizzato una due giorni di incontri con il poeta, tenuti il 21 e il 22 aprile, rispettivamente a Polignano a Mare e a Noci. L’appuntamento nocese di domenica, presso il Chiostro delle Clarisse, ha riscosso un grande successo di pubblico e di entusiasmo.

Nguyen Chi Trung
Nguyen Chi Trung

Chi Trung, nato nel Vietnam e cresciuto a Saigon, ha studiato in Germania filosofia, matematica e meccanica applicata. Pertanto ha iniziato dapprima a lavorare come ingegnere, ma – come egli stesso dichiara durante la serata – urgente ed insopprimibile è diventato progressivamente il suo bisogno di scrivere. Scrivere per mettere ordine, scrivere per capire, scrivere per reagire, scrivere come atto di sopravvivenza. È una lezione di inaudita semplicità e potenza quella che l’autore offre ai nocesi.

A guidare la serata è la professoressa, scrittrice e poetessa Giulia Basile, la quale costruisce magistralmente un ponte tra due lingue e culture lontane quali sono la nostra e quella vietnamita. Pertanto, in prima istanza, vengono offerti ai presenti gli strumenti per poter entrare nell’universo di Chi Trung, ponendo in essere dei parallelismi tra i suoi testi e quelli della maggiore letteratura italiana. C’è Pasolini in Chi Trung, c’è Zanzotto, c’è tutta quella riflessione novecentesca sulla natura violentata, sulla distruzione operata per mano dell’uomo, sul tempo limitato dell’esistenza umana confuso illegittimamente con quello eterno e ciclico della geologia. Vengono, inoltre, illustrate le caratteristiche fondamentali della lingua vietnamita in generale e quella adottata dall’autore nello specifico: una lingua che si nutre di monosillabi eppure risulta estremamente variegata, incredibilmente musicale per sua essenza e resa ancor più armoniosa dall’adozione di una serie di rime interne ed esterne.

Con tali premesse, inizia il dialogo tra i due poeti, la professoressa Basile da una parte e il vietnamita Chi Trung dall’altra, mediato dall’interprete Mariagrazia Gravina. L’ospite viene interrogato su quelli che sono gli aspetti fondanti della sua scrittura, una scrittura che riflette su temi vitali, che ha al centro il tempo e la consapevolezza del suo valore inestimabile e che guarda alle relazioni e agli incontri che avvengono lungo questo asse temporale esistenziale. E un’attenzione particolare la riceve, in tal senso, l’amore concepito dal vietnamita come una sorta di suicidio, come metafora estrema del senso di annullamento a cui il sentimento conduce, per ritrovare il proprio sé nell’altro e nella coppia.

Chi Trung afferma di guardare alla poesia come una sorta di consolazione, sentendosi in assoluta dissonanza con chi impugna la penna per qualsiasi altro fine, sia esso politico o commerciale. Si consideri, infatti, che il poeta ha realizzato circa 50 libri, eppure molti non pubblicati poiché – spiega Basile – «Chi Trung non intende scrivere per la fama, ma per la fame d’anima». Inoltre, delle opere pubblicate, sono disponibili nella traduzione italiana solo una minima parte, nonché “Venti” e la trilogia “Elegia al futuro poeta”. Da queste due opere vengono scelti alcuni testi declamati dal poeta in vietnamita e letti in traduzione italiana dalla poetessa Basile.

È il momento più intenso della serata, con queste poesie che con tono lento e musicale tracciano un profilo realistico, dunque pessimistico, dell’esistenza umana. Quelli di Chi Trung sono venti che accarezzano un uomo che non possiede nulla, «nudo come il vuoto», che ha perso la strada di casa perché casa non sa dov’è e non sa se ve ne sia una. Eppure in questo panorama di desertificazione, si innalza potente la poesia, che è l’unico rifugio e l’unico strumento per cercare una via.

Un lungo applauso saluta il poeta vietnamita, ringraziandolo per aver aperto interrogativi sul senso profondo della vita.

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