D’Onghia: “la cultura del lavoro estranea ai nostri percorsi formativi”

NOCI – La 54enne nocese Angela D’Onghia è Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’attuale Governo Renzi. Eletta senatrice nel 2013 con Scelta Civica, è prima passata a Popolari per l’Italia e poi a dicembre 2014 aderisce al gruppo GAL (Grandi Autonomie e Libertà).

Senatrice D’Onghia ormai siamo al giro di boa per il Governo Renzi, può tracciare un breve bilancio del suo percorso politico e amministrativo in qualità di Sottosegretario all’Istruzione?

Il mio bilancio contempla partite attive e passive, queste ultime concentrate soprattutto nella fase iniziale del mio incarico. Infatti la mia provenienza da un mondo, quale quello imprenditoriale, purtroppo ancora molto distante da quello dell’istruzione, insieme alla complessità e maestosità di questo sistema, impercettibile dall’esterno ma che si svela solo a chi opera al suo interno, mi hanno costretta ad approcciarmi ai temi che mi venivano proposti con grande prudenza e a far precedere ogni azione da una preliminare fase di conoscenza. Il che ovviamente ha potuto anche far registrare qualche ritardo che oggi, forte dell’esperienza acquisita, cerco di recuperare con sicurezza. Devo comunque evidenziare fra le partite attive del mio bilancio, la grande umanità, professionalità e competenza di tutti coloro che operano in questo sistema e per il suo sviluppo, e che rappresentano la forza vera del Paese. Le dimensioni del sistema formativo sono così estese da raggiungere ogni ganglo vitale della società e dell’economia, e le sue potenzialità se correttamente indirizzate possono condizionare il futuro del Sistema Paese, come è già avvenuto nella nostra Storia. Questa consapevolezza da senso e valore al mio lavoro quotidiano e mi fa sentire ancora più responsabile.

A ottobre si svolgerà il referendum costituzionale: qual è la sua posizione in merito?

Il referendum di cui si parla e che dovrebbe svolgersi in autunno, riguarda la riforma di alcuni articoli della Parte II della nostra Carta Costituzionale, quali ad esempio la composizione del nuovo Senato o le competenze delle Regioni. Ogni modifica alla nostra Costituzione, che è un corpo normativo equilibrato e sostenuto da grandi ideali, andrebbe correttamente conosciuta e valutata da ciascun cittadino chiamato ad esprimersi nelle forme previste. Per queste ragioni, mi auguro che, tutti i mezzi di informazione, nel parlare ai cittadini del referendum, facciano prevalere il senso di responsabilità, offrendo una informazione corretta e puntuale che consenta a ciascuno di assumere decisioni consapevoli. Ritengo altresì che anche i rappresentanti del popolo in Parlamento, già chiamati ad esprimersi al riguardo con un voto favorevole o contrario nel momento dell’approvazione del disegno di legge di modifica costituzionale, dovrebbero astenersi da atteggiamenti e dichiarazioni che possano condizionare il giudizio degli elettori.

Durante questo Governo, il Ministro Giannini ha più volte elogiato “la buona scuola”. Quali sono i punti di forza di questo decreto?

I punti di forza di questa legge (n.107/2015) che ha resettato tutta la normativa precedente, anche attraverso le 9 deleghe date al Governo che provvederà entro dicembre prossimo all’approvazione di altrettanti Decreti legislativi di riordino delle materie delegate, sono tanti e strategici per la valorizzazione del sistema nazionale di istruzione e formazione. Pensi alla Valutazione dei dirigenti scolastici ed alla valorizzazione del merito dei docenti che completano il Sistema Nazionale di Valutazione della Scuola avviato con il D.P.R.n.80/2013, dopo 16 anni circa di attesa dalla legge n.59/97 che ha riconosciuto l’Autonomia scolastica e che lo prevedeva esplicitamente come strumento esterno di controllo; all’Alternanza Scuola Lavoro che diventa obbligatoria per tutti gli indirizzi di scuola secondaria superiore nel triennio finale e finanziata con fondi nazionali; all’Organico dell’Autonomia, strumento essenziale per ogni istituzione scolastica che voglia costruirsi una propria offerta formativa che vada oltre quella curricolare; ai cospicui finanziamenti destinati alla Scuola per fronteggiare le emergenze, prima fra tutte quella della sicurezza degli edifici scolastici.

Da poco si è concluso l’Anno Scolastico 2015-16. Che cosa si sente di dire ai giovani appena diplomati?

Di essere fieri del loro diploma, e, forti delle conoscenze e competenze acquisite lungo il loro percorso di studi e della maturità raggiunta, di operare oculatamente le scelte future, siano esse di studio che di lavoro. Non si facciano condizionare dalle mode che imperversano, dagli amici o dalla famiglia, ciascuno ha dentro il proprio cuore un progetto di vita che vorrebbe vedere realizzato, ci provi con tutte le proprie forze!

Lei ha più volte e in diverse occasioni, sottolineato l’importanza dell’alternanza scuola-lavoro. Pensa che con questo sistema i giovani italiani possano avere più chances per entrare nel mondo del lavoro? E quali sarebbero i benefici per l’imprenditoria e la Scuola?

È l’impresa che crea il lavoro e i giovani studiano e si formano per poter poi accedere al mondo del lavoro. Come nella nostra Carta Costituzionale, anche nella vita reale, i diritti allo studio e al lavoro devono essere percepiti e garantiti come diritti interconnessi e perfettamente funzionali, l’uno all’altro. Se questo vale per l’Italia intera, ancora di più vale per il nostro Sud, dove i tassi di disoccupazione sono più alti e dove è ancora molto basso il livello di imprenditorialità giovanile. Rafforzare il legame fra Scuola, Università, Ricerca e Impresa, aiuta i giovani ad apprendere la cultura del lavoro, ancora estranea ai nostri percorsi formativi, e le imprese a conoscere la Scuola ed a sostenerla nel suo compito.

A tutte le conferenze a cui ha preso parte non ha mancato di dimostrare l’attaccamento alla sua città natia. Come considera l’operato dell’attuale amministrazione comunale in merito alla situazione scolastica e più in generale del mondo lavorativo?

Posso solo dirle che non dipende dall’Ente locale se una Scuola non sa essere attrattiva per la popolazione studentesca del Comune e dei Comuni vicini, perché la forza di una Scuola è nella offerta formativa che propone e nel suo corpo docente chiamato a realizzarla. Quando la platea degli studenti scende oltre determinati livelli, la Scuola perde l’autonomia e deve necessariamente aggregarsi ad altra istituzione; questo avviene per volontà di una legge dello Stato contro cui nulla può un’Amministrazione comunale.

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