“Don Bosco”: cena ebraica di fratellanza e sobrietà

NOCI – Si è celebrata nella serata di mercoledì nella sala conferenze della parrocchia Ss Nome di Gesù il rituale della cena ebraica organizzata, ormai da molti anni, dall’associazione “don Bosco”. Lo spirito è di comunione in un’atmosfera di convivialità che ha raccolto attorno alla tavola ben 70 persone. L’evento, sociale e religioso allo stesso tempo, è stato aperto ai soci e non solo ed è servito a ricordare insieme i riti della Pesach racchiusi nei momenti della “cena ebraica”, cena che Gesù ha condiviso con i suoi apostoli e durante la quale ha istituito l’Eucarestia, fulcro e verità per i Cristiani.

La cena si compone di vari aspetti, sia di natura simbolica che descrittiva, con le letture affidate al “presidente della cena” (solitamente il più anziano della famiglia) e all’intera comunità raccoltasi per ricordare le difficoltà e il dolore degli anni in cui il popolo di Israele è stato rinchiuso in terra d’Egitto come schiavo, e per ringraziare e lodare Dio per aver ascoltato le sue preghiere e averlo liberato conducendolo fino alla terra promessa.

Il piatto della cena ebraica si compone di alimenti con significati ben precisi: tre azzime che rimandano al pane e alle focacce che in terra d’Egitto, nel giorno della fuga, gli ebrei non ebbero il tempo di far lievitare; le erbe amare che ricordano il dolore sofferto dal popolo di Israele e la “haroset”, una crema dolce con cannella e mele, che invece rappresenta la malta usata durante la schiavitù egiziana per costruire le opere del faraone; l’uovo sodo che è un simbolo dell’eternità della vita non avendo esso né inizio e né fine; il pezzo di agnello che indica il sacrificio dei primogeniti d’Egitto nella notte della liberazione.

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«Il rito della cena ebraica, che affonda le sue radici in 3000 anni di storia, ci invita ogni anno a riflettere non solo sulle tradizioni e la spiritualità dei fratelli cristiani ed ebraici ma anche sul più profondo significato della Pasqua» dichiara Flaviano Le Noci presidente dell’associazione “don Bosco”. «Quest’anno – continua Le Noci – abbiamo incentrato la nostra riflessione sulle parole di Papa Francesco che in varie occasioni ha invitato la Chiesa a vivere a pieno la sobrietà; concetto che al suo interno racchiude una molteplicità di significati, non ultimo quello di dedicarsi profondamente nel quotidiano alla semplicità e alla ricchezza della povertà piuttosto che a vuoti segni esteriori, lustrini ed autoreferenziali protagonismi. È con questo spirito che ogni giorno agiamo ed operiamo».

Sul tavolo del “presidente della cena” infine viene anche accesa la Menorah e, durante lo svolgimento del rito, riempita una coppa di vino per il profeta Elia, che per gli ebrei tornerà ad annunciare la venuta del Messia.

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