“Domus Aurea”, nocese rinviato a giudizio

NOCI – È stato rinviato a giudizio insieme ad altre sei persone coinvolte nell’operazione “Domus Aurea”, il nocese Nicola Bartolomeo Laruccia. Il tecnico nocese risulterebbe coinvolto nell’operazione che nel febbraio 2015 portò la Guardia di Finanza, su iniziativa della Procura della Repubblica di Bari, a scoprire un presunto giro di mazzette per l’aggiudicazione di un appalto di social housing per edilizia popolare.

Lo scandalo fece cadere la giunta dell’ex sindaco Sergio Povia, anch’egli coinvolto nella vicenda. Per tutti l’accusa è corruzione e turbativa d’asta. Nell’indagine allora condotta dalla pm Eugenia Pontassuglia e demandata alle fiamme gialle della città federiciana, si scoprì che i pubblici amministratori, a fronte della promessa di ricevere dall’imprenditore Antonio Posa una “tangente” ammontante complessivamente a 100.000 euro, creavano le condizioni affinché attraverso la società indicata, la A.P. IMMOBILIARE s.r.l, partecipasse, e conseguentemente, si aggiudicasse una gara pubblica avente ad oggetto la realizzazione di un elevato numero di alloggi da destinare ad edilizia popolare, nel quadro di un programma di “social housing”.

Insieme al tecnico nocese, allora nella commissione di gara, e l’ex sindaco Povia, risultano coinvolti i dipendenti pubblici Rocco Plantamura, responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Rosa Fedora Celiberti, dipendente dell’ufficio urbanistica (la quale ha chiesto il rito abbreviato), i professionisti pugliesi Vito Antonio Martielli e Nicola Bruno, e Nicola Manzo, architetto salernitano. Tutti dovranno comparire dinanzi al gup del Tribunale di Bari Alessandra Susca il prossimo 14 novembre.

La posizione dell’ex vicesindaco Francesco Paolo Ventaglini e dell’imprenditore Antonio Posa è stata stralciata perché già imputati con le medesime accuse in un secondo processo (prossima udienza il 2 novembre).

Nell’interrogatorio di garanzia Laruccia e Plantamura negarono qualsiasi coinvolgimento con l’inchiesta. Nelle more del processo il tecnico nocese è difeso dall’avvocato Giuseppe Giulitto, mentre il Comune di Gioia del Colle si è costituito parte civile.

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