7° centenario della chiesa matrice? Il parere degli esperti

NOCI – La presentazione alla stampa della bozza di programma sui festeggiamenti del 7° centenario della chiesa matrice dal titolo: “1316-2016 Il paese, la chiesa: dalla leggenda alla storia (provvisorio)”ha sollevato incertezze e perplessità da parte di chi la storia locale la studia e ne diffonde il sapere. Sin dalla diffusione della notizia molti si sono trovati nella condizione di riflettere sulla reale tempistica storica senza confondere la data di fondazione del casale (futura Noci) e quella di fondazione della chiesa, al che la data del 1316 sembrerebbe un po’ «forzata» (?). Per cercare di fare chiarezza sulla vicenda abbiamo chiesto agli esperti Pasquale Gentile (storico locale), e Piero Intini (architetto) di spiegare come stanno le cose.

PASQUALE GENTILE – Mi è stato chiesto perché la data del 1316 sia ‘errata’. Non si tratta di ‘errore’. Un errore, prima o poi, può essere corretto. Se si vuole. Si tratta, invece, di una ‘invenzione’ prodotta dalla maniera di far storia nel Seicento. Al popolo che non sa leggere e scrivere bisogna raccontare fatti fantastici: un principe, un temporale, la paura, la Madonna, un voto, una chiesa. C’è tutto per restare a bocca aperta. Come le favole che si raccontano ai bambini. Quella del 1316 è una ‘storia’ fantastica inventata a metà Seicento da Tommaso Angiulli, ripresa agli inizi del Settecento da Gianfrancesco Cassano, ratificata da Pietro Gioja a metà Ottocento, codificata, nel primo Novecento, con una tersa iscrizione in bella vista nella chiesa madre. Una ‘storia’ che, per di più, semplicisticamente, passa per ‘leggenda’… leggenda che, ora, con colpevole superficialità, cerca di ridiventare ‘storia’. La storia, però, si fa con i documenti: non potevano averli i nostri antichi storici, fortunatamente possiamo consultarli oggi noi in più archivi. Per la storia, allora, per quella ‘indiscutibile’, la chiesa di Noci già esiste nel 1180 ed è intitolata a Sancta Maria de nucibus; intorno ad essa si forma il primo nucleo di case del nostro paese che assimila la sua denominazione. Ecco, quindi, il Casale di Santa Maria delle Noci che nel 1240 è menzionato in un documento del grande imperatore Federico II. Così stando le cose, può un paese rinsaldare la propria identità storica rincorrendo alle …leggende? Può un paese che vanta l’indizione quasi trentennale di un importante ‘premio di storia locale’ permettere che una leggenda sconvolga la storia e i suoi documenti? Può un paese disconoscere lo sforzo del “Centro culturale Giuseppe Albanese” che annualmente (da quindici anni) garantisce e sostiene la serietà e la scientificità delle ricerche e degli studi di storia locale? Per chiudere, una domanda.  E’ colto un paese che festeggia l’anniversario di una ‘leggenda’ o di una ‘falsa storia’ ben sapendo che la sua vera ‘storia’ è più antica di un paio di secoli?  E’ sapiente, invece, il paese che, comunque, sa cogliere l’occasione per tirare le somme sullo stato delle ricerche e degli studi, che sa sollecitare e sostenere l’impegno degli appassionati di storia patria. Chissà che, così (e soltanto così) non vengano fuori altri più antichi documenti. Che Noci, cioè, sia ancora più vecchia.

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PIERO INTINI – Abbiamo pochissimi documenti che riguardano Noci nei suoi primi secoli di vita; sappiamo che il nucleo fondante di quello che sarà Noci è sorto in epoca più remota rispetto al XIV secolo. Si sa che all’interno del casale vi era almeno una chiesa. Non possiamo dire se Filippo I di Taranto, regnante per quasi un quarantennio fino al 1332, abbia o meno contribuito, in qualche modo, più che alla costruzione dalle fondamenta che ritengo improbabile, all’ampliamento della Matrice. Alcuni storici locali affermano che la “storietta” sia stata inventata di sana pianta tra il XVII e il XVIII secolo; tuttavia non hanno nessun documento che lo dimostri con certezza. La mia posizione e quella di altri è più prudente: allo stato attuale della ricerca, se non possiamo affermarlo, neppure possiamo negarlo con sicurezza! Generalmente è necessario prendere con le pinze le cosiddette “leggende di fondazione”; quelle cioè che spiegano, in maniera più o meno fantastica, l’origine di alcuni paesi o chiese. Personalmente, non me la sento di sentenziare a priori che la narrazione sia tutta un’invenzione: in molti casi, se pur il contorno risulta fantasioso, può succedere che qualche elemento sia stato mutuato dalla realtà. All’epoca un edificio sacro di medio-grandi dimensioni impegnava tutto il casale nella realizzazione: rappresentava ciò che per noi sono le cosiddette grandi opere pubbliche. Escludiamo che Filippo abbia visitato di persona il cantiere di Noci; ma non possiamo scartare l’ipotesi che la sua Cancelleria (i cui documenti in gran parte risultano distrutti) abbia in qualche modo sostenuto, magari con un contributo, l’ampliamento dell’edificio. Non è forse vero che, anche oggi, i Comuni richiedono finanziamenti agli Enti sovralocali per realizzare opere strategiche? Di certo sappiamo che, nel 1354, il soldato nocese Nicolò De Palma, sottoposto di Gualtieri VI di Brienne, conte di Conversano e genero di Filippo, fonderà una cappella nella chiesa Madre di Noci sotto il titolo della Santissima Trinità. In definitiva ritengo importante scindere storia e leggenda per un corretto approccio filologico; ma penso anche che si possa continuare a narrarla e magari a “festeggiarla” come occasione per riappropriarsi dell’identità cittadina e religiosa: volete togliere a Roma e ai romani la mitica data di fondazione del 753 a.C. e mandare definitivamente in soffitta Romolo, Remo e il Natale dell’Urbe? Cui prodest?

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