Zygmunt Kelz, l’ebreo (nocese) scampato alla Shoah

NOCI – Il 27 gennaio di ogni anno si ricorda in tutto il mondo la Shoah, parola di origine ebraica che significa olocausto, in ricordo dello sterminio degli Ebrei vittime del genocidio a opera dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante Noci e i nocesi non abbiano vissuto in prima persona questa triste pagina della nostra storia, un nocese, nato in Polonia ma di origine ebraica, è scampato alla furia di Hitler, vivendo una vera e propria odissea. Attraverso questo articolo si vuole raccontare la sua incredibile storia, sottolineando la forza di volontà di un uomo che non si è mai arreso.

I PRIMI ANNI – Zygmunt Zachari Kelz nasce a Jaroslaw, in Polonia, il 28 novembre 1907 da Chana (Anna) Rosemann e Bernard Boruch Kelz, sottoufficiale dell’esercito austro-ungarico. La sua famiglia è parte di una comunità israelita, insediata da secoli in Polonia. Dopo aver conseguito il diploma, frequenta l’Istituto Superiore Commerciale di Cracovia, nonostante la sua passione per l’odontoiatria, a cui è costretto a rinunciare dato il rigido numero chiuso riservato agli ebrei per l’università. Finiti gli studi, Zygmunt non può utilizzare la sua laurea per lavorare in una banca, a causa delle numerose discriminazioni razziali. Nel 1932 però, riesce ad entrare nell’Accademia Stomatologica di Varsavia dove incontra Sura (Sara) Lastman, sua futura moglie. Dopo la laurea del 1936 e il matrimonio del 1937, i due si stabiliscono a Varsavia e iniziano a lavorare in uno studio dentistico intestato alla moglie. Qui, tra il 1937 e il 1938 nasce il primo figlio, Bernard Elias Kelz, ma pochi mesi dopo la sua nascita i due litigano e si separano. Mentre Sara e Bernard restano a Varsavia, Zygmunt ritorna a Jaroslaw dove apre un nuovo studio dentistico.

LA FUGA –  Nel settembre del 1939, con l’invasione della Polonia da parte della Germania e il conseguenziale scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Zygmunt vive una vera e propria odissea che lo porterà a fuggire dal suo paese per scappare dalla furia nazista avanzata da Adolf Hitler. Dopo il rifiuto della moglie di incontrarlo per fuggire insieme, Zygmunt affronta un lungo viaggio che lo porterà ad attraversare i Carpazi. Dopo aver oltrepassato le frontiere di Slovacchia, Ungheria e Romania, salpa per la Palestina, dove arriva tra il 1940 e il 1941. Qui si arruola, dapprima in una forza regolare dell’esercito britannico, con cui parte per l’Iraq, e poi nella Brigata Autonoma “Fucilieri dei Carpazi”. Con loro giunge in Libia e, ricevuta nel 1943 la promozione a ufficiale con la qualifica di chirurgo dentista e il grado di sottotenente, si arruola nel 2° Corpo d’Armata polacco, il quale, dopo il trasferimento in Egitto, si imbarca per Taranto, dove arriva nel 1944.

L’ARRIVO A NOCI – Dopo essere passato da Mottola, Zygmunt arriva a Noci dove prende servizio come dentista presso il Convalescenziario militare polacco allestito presso la scuola elementare “Francesco Positano”. Durante la sua permanenza a Noci e con l’obiettivo di imparare l’italiano, incontra l’insegnante Dina De Caro, la quale gli impartisce lezioni private. I due, anche se si incontrano per la prima volta, hanno già avuto un contatto attraverso le loro famiglie. Infatti il fratello di Dina, Domenico De Caro, tenente del Regio Esercito italiano, muore nel 1915, in un combattimento al fronte, nei pressi di Gorizia, contro l‘impero austro ungarico. Nell’altro schieramento, ma sempre sullo stesso fronte, combatte, invece, il già citato sottoufficiale Bernard Boruch Kelz, padre di Zygmunt.

La tomba di Domenico De Caro, posta sulla sinistra, subito dopo l’entrata del Cimitero di Noci
La tomba di Domenico De Caro, posta sulla sinistra, subito dopo l’entrata del Cimitero di Noci

IL NUOVO MATRIMONIO – Con il finire della Guerra, Zygmunt è deciso a rimettersi sulle tracce della propria famiglia, nonché della moglie e del figlio. Così decide di partire di nuovo per la Palestina, dove, nonostante le varie ricerche, si arrenderà al fatto che le persone a lui più care sono state vittime dell’olocausto. Ritornato a Noci chiede a Dina di sposarlo, così i due, si recano ad Ancona per finalizzare il matrimonio con rito ebreo, nonostante la sposa sia cattolica. Perciò dopo essersi accertati della morte della moglie Sara, per mettersi in regola con la legge si sposano nel 1946 attraverso un rito civile presso il Comune di Putignano. Questo però, secondo le leggi di allora, causa alla moglie la perdita sia della cittadinanza italiana, sia del ruolo da insegnante. Ciò porterà Zygmunt, ormai trasferitosi a Cesena dopo la riconversione dell’edificio Positano a istituto scolastico, a cercare una soluzione per regolarizzare il tutto. Si reca parecchie volte a Roma con l’obiettivo di diventare cittadino italiano, dove viene a conoscenza di un possibile impego a Bari come dentista semiclandestino.

LA CITTADINANZA ITALIANA – Trasferitosi a Bari con la moglie, per risolvere la questione della cittadinanza, nel 1948 viene adottato da Pietro Romanazzi, un impiegato a riposo del Comune di Noci. In questo modo Zygmunt cambierà il proprio nome in Sigismondo Kelz-Romanazzi. Questo gli permette di frequentare la Facoltà di Medicina dell’università di Bari, dove si laurea nel 1952. Da questo momento in poi potrà esercitare legalmente la sua professione di dentista. Sempre nello stesso anno, attraverso rito religioso, don Anastasio Amatulli sposa Zygmunt e Dina nella Chiesa dei Cappuccini e nasce Bernardo Kelz, primo ed unico figlio della coppia.

GLI ULTIMI ANNI FELICI – La vita di Zygmunt sembra ormai volgere alla normalità. A Bari svolge la professione di dentista, mentre la moglie insegna in varie scuole del capoluogo. Noci diventa la loro meta estiva per le vacanze, per poi traferirsi definitivamente fino alla morte di Zygmunt avvenuta il 27 luglio del 1994. Il suo corpo riposa nel cimitero di Noci, dapprima sottoterra, per poi essere trasferito nella cappella di De Caro. È l’unico israelita presente nel nostro cimitero e la sua lapide riporta sia la stella di Davide, sia la data di nascita e di morte secondo il calendario ebraico. Dina De Caro si ricongiungerà a lui tre anni dopo.

Anche dopo la sua morte, Zygmunt continua a far storia. Nel 2008 viene pubblicato il libro “Dai Carpazi alle Murge – Odissea di Zygmunt Kelz scampato alla Shoah”, dell’avvocato nocese Josè Mottola e del figlio Bernardo Kelz, nel quale è riportata l’intera storia. Inoltre, il 5 febbraio 2009, la Giunta Comunale di Noci intesta in suo onore una via nei pressi della stazione.

Via-Zygmunt-Kelz-(copertina)

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