Nocesi sul Referendum Costituzionale, scarto di 965 voti

NOCI – Alla fine Noci ha scelto di premiare il No. Rispecchiando il leitmotiv nazionale anche i nocesi hanno bocciato l’idea del cambiamento. In virtù della schiacciante vittoria del No cosa insegna, se insegna, l’esito elettorale? L’Italia è un paese in cui è impossibile porre in essere una qualsiasi riforma? L’Italia è un paese in cui sulle micro-riforme si unisce, ma sulle macro-riforme si divide.

A Noci il Si ha racimolato 4592 preferenze, di contro il No, ne ha totalizzato 5557, uno scarto di 965 voti. A Noci è stata una battaglia, dura senza esclusione di “voti” tanto che sembrerebbe che contrasti con quanto accaduto nella penisola, dove un esito quasi plebiscitario si è espresso a favore del No. A Noci il vento nuovo di marca renziana ha soffiato e fatto parecchi adepti e favorito il proselitismo pro- Si.  Ma alla fine di un estenuante campagna elettorale e una strenua lotta si è dovuta arrendere alle urne, anche i nocesi hanno mandato un messaggio chiaro al premier e bocciato la filosofia renziana imperante e avvolgente e scelto di difendere e salvaguardare la Costituzione Italiana.

Noci è stata, è, e sarà (forse) per sempre un feudo democristiano, infatti l’odierno Partito Democratico è figlio “naturale” della vecchia nomenclatura democristiana che partorì aderendo in massa alla “Margherita”, figli illegittimi furono i superstiti del vecchio PCI, confluito nella “Quercia”. Cartina torna sole della genesi della spaccatura della sinistra nocese. Che a Noci il forte appeal democristiano è duro a morire lo sanno anche i sassi.

Al premier Renzi “boyscout” di provata militanza, non è riuscito il gioco di prestigio di far passare, soprattutto ai giovani (che oggi non hanno diritti acquisiti ma “navigano” eccelsamente nel mare tempestoso della precarietà) il concetto di cambiamento, di riforma. Per dirla senza peli sulla lingua la “new generation” ha bocciato e senza appelli una riforma costituzionale redatta con i piedi (è un eufemismo) poi, l’atavica contraddizione del meridione ha pesato come un macigno.

Renzi in queste ore metabolizza la sconfitta e sale al Colle… ora il pallino passa nelle mani del presidente Mattarella. Cosa accadrà? Accetterà le dimissioni del premier e darà il via alle consultazioni? Il presidente terrà conto del voto degli italiani? L’unica certezza era e sarà che il Popolo è sovrano e si è espresso.

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