Il secondo dopoguerra nocese attraverso i ricordi di Diego Gentile

NOCI – Protagonisti di “C’era una volta il partito: la politica a Noci nel secondo dopoguerra”, il terzo appuntamento del ciclo di conversazioni storiche “Settembre in Santa Chiara”, sono stati i ricordi: i ricordi sbiaditi, ma intensi, di chi ha visto in faccia il mostro del fascismo e della guerra, di chi ha vissuto il terrore e la gioia della rinascita, di chi per quella stessa rinascita si è impegnato in prima persona. L’evento, organizzato dal centro culturale “Giuseppe Albanese”, dal Comune e dalla Biblioteca comunale “Mons. A. Amatulli”, si è svolto giovedì 24 settembre presso il Chiostro delle Clarisse e i ricordi in questione sono quelli di Diego Gentile, classe 1929, veterano della Democrazia Cristiana, personalità di spicco nei turbolenti anni del secondo dopoguerra nocese. Accanto a lui, Cenzo Bruno, opinionista e appassionato studioso di storia politica, che si presenta come “sollecitatore di ricordi”, pronto a guidare i presenti in un viaggio a ritroso nella storia locale. 

Si inizia proprio da lì, dal ventennio fascista, con Gentile che rievoca i tempi della scuola, con l’obbligo di partecipare al “sabato fascista”, giornata istituita da Mussolini, dedicata a particolari attività sportive, paramilitari e politiche. Ma a questo ricordo ne fa seguito subito un altro, raccontato con la voce rotta dall’emozione, che a distanza di tanti anni è ancora forte: è la caduta del fascismo nel luglio del ’43 e l’armistizio dell’8 settembre dello stesso anno, che sancisce il disimpegno dell’Italia dall’alleanza con la Germania nazista. Con incontenibile emozione Diego Gentile ricorda i festeggiamenti in Piazza Garibaldi: è la fine di un incubo. 

Tuttavia, termina la seconda guerra mondiale, Noci, come l’intero Meridione, è ancora a prevalenza monarchica: al referendum del 1946, 4610 nocesi scelgono la monarchia, solo 2952 votano per la repubblica. Nello stesso anno si svolgono le prime consultazioni amministrative e Noci vede prevalere, in una prospettiva divergente rispetto alle tendenze nazionali, il Partito del Reduce, con il sindaco Antonio Ricco. Assessore, in questi anni, è il padre di Gentile, anni dei quali Diego ricorda il dilagare della fame e della disoccupazione. In quest’ottica vengono poste le basi per la costruzione della piscina comunale, in modo da impegnare numerosi nocesi negli scavi e arginare il grave problema della mancanza di lavoro. Turismo e scuola sono i due settori più curati da questa prima amministrazione democraticamente eletta dopo il periodo fascista, ma alle elezioni del 1952 si registra la vittoria dei socialcomunisti, con il giovane Pasquale Matarrese primo cittadino. 

Al termine del suo mandato, Noci, dando prova di una singolare alternanza partitica, sceglie la guida di Francesco Tartarelli, il primo sindaco della Democrazia Cristiana. Nei ricordi di Diego Gentile anche questi sono anni complessi, con il problema della disoccupazione ancora ben lontano dall’essere risolto, anni di fame e malcontenti. Tanto che, alla fine del mandato di Tartarelli, Gentile asserisce sorridendo “fummo un po’ birichini”, riferendosi alla cosiddetta “banda” composta da egli stesso, assieme a Felice Laforgia, Donato D’Aprile e Giambattista Intini, anche nominati “i quattro cavalieri dell’Apocalisse”. Questi, infatti, accettano di entrare nella lista della Democrazia Cristiana, ma la conditio sine qua non della loro presenza è l’assenza di Tartarelli: ne ostacolano la ricandidatura a primo cittadino. I quattro hanno la meglio. 

I ricordi emozionati di Gentile sono intervallati dalle lucide analisi politiche di Cenzo Bruno, che ricostruisce gli anni della Democrazia Cristiana a Noci, tra correnti interne e ricerca di unità per la crescita del paese. Dall’amministrazione di Vito Notarnicola si passa a quella di Donato D’Aprile ed è in questi anni, nel 1° aprile del 1967, che il Presidente del Consiglio dei Ministri, Aldo Moro, effettua una visita ufficiale a Noci e Diego Gentile, nelle vesti di segretario cittadino della DC, ha l’onore e il piacere di accoglierlo. 
Al termine della serata, Cenzo Bruno omaggia l’amico Diego leggendo un passo del profeta Gioele: “i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni”. Bruno sottolinea l’importanza del compito che il profeta assegna alla generazione ultima ed aggiunge “il mio augurio caro Diego, caro amico, è che tu possa continuare a sognare”.

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