I delegati dell’associazione Cuochi Trulli e Grotte a Roma per i 50anni della FIC

NOCI – C’erano anche i delegati nocesi dell’associazione Cuochi Trulli e Grotte Pasquale Fatalino, Daniele Convertino e Mariano Antonio D’Onghia, rispettivamente presidente, segretario e consigliere, tra i 500 chef presenti a Roma il 9 e 10 aprile scorsi in occasione del cinquantenario della Federazione Italiana Cuochi.

Centinaia di berrette e giacche bianche che dal Colosseo si sono mosse in corteo al Vittoriano e poi al Campidoglio per celebrare l’anniversario di una delle federazioni più importanti d’Italia. Era infatti, il 1968 quando dall’unione della Associazione Cuochi Italia Settentrionale, Unione Cuochi Piemontesi, Mutua Associazione Cuochi Roma, nasceva la Federazione Italiana Cuochi. Oggi la federazione conta di 17 mila iscritti, 100 associazioni provinciali e 20 unioni regionali, una quindicina di delegazioni estere tutti impegnati ogni giorno nella difesa, promozione e valorizzazione della cucina italiana.

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«Durante la due giorni – spiega il presidente Pasquale Fatalino – abbiamo avuto modo di discutere del bilancio societario ma anche di confrontarci sulle nuove frontiere della cucina. Ricercare l’eccellenza sempre, partendo dalla genuinità dei prodotti». Inoltre nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, ha avuto luogo la cerimonia di premiazione di federazioni e chef anche pugliesi rappresentati dal presidente Michele D’Agostino. Condotta dai giornalisti Federica De Denaro, volto noto di Rai Uno, e Antonio Iacona, coordinatore editoriale della rivista Il Cuoco, vi hanno preso parte tanti personaggi noti del mondo politico e della tv, nonché chef stellati vicini alla federazione.

Fatalino, che insieme al direttivo è in scadenza di mandato, rivolge poi un appello al suo successore: «Spero che chi prenda il mio posto continui sul solco della laboriosità e dell’unione. Una volta, negli istituti alberghieri, bisognava rubare il mestiere dal docente-chef per carpirne i segreti. Oggi siamo in una fase dove la tradizione per la buona cucina non deve scomparire. Continuiamo a insegnare la buona cucina perché oltre alla tradizione si salvaguarda anche la salute».

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