Giù le mani dal Liceo Classico

NOCI – Stufo delle diatribe politiche sui soliti argomenti triti e ritriti che porteranno la montagna a partorire il “famoso” topolino, questa settimana ha catturato la mia attenzione la manifestazione organizzata venerdì 11 gennaio da 433 Licei classici dalle 18 fino a mezzanotte per celebrare la quinta edizione della notte nazionale del liceo classico: spettacoli teatrali, concerti, dibattiti, cineforum, perfino degustazioni a tema ispirate al mondo antico.

In una contemporaneità dominata dall’usa e getta, da una comunicazione in tempo reale che predilige i rapidissimi slogan e la sintesi dell’inglese, da una insofferenza intellettuale per tutto ciò che richiede tempo e applicazione studiare il greco e il latino appare come qualcosa di “inutile”. Non c’è, al contrario, nulla di più contemporaneo e attuale di un allenamento alla complessità, proprio come risposta a chi vorrebbe indirizzare le nuove generazioni verso una semplificazione destinata a produrre incapacità critica, sottraendo ai cittadini del Terzo Millennio i necessari strumenti.

Si potrebbe giocare sulla retorica, ricordando come molti personaggi pubblici, nei più svariati campi, hanno alle spalle solidissimi studi classici, prima dell’ingresso nelle facoltà specializzate nella loro materia (Draghi, Andreotti, Berlusconi, Cossiga, Berlinguer, Mattarella, Moro, Piero Angela, Alessandro Baricco, Vittorio Gassman, Carlo Verdone).

Il calo delle iscrizioni registrato negli anni passati deriva principalmente dal fatto che ormai gli studenti non sono più messi in grado di sceglierlo consapevolmente e liberamente: dal ciclo scolastico precedente (le ‘medie’) è stata infatti eliminata la storia antica, e con essa l’ultima disciplina ancora riferibile al mondo classico. Soprattutto questa cancellazione – incomprensibile in un Paese con il maggior numero al mondo di siti considerati ‘patrimonio dell’umanità’ – sta soffocando gli studi classici, rendendoli, come accadeva una volta, socialmente elitari e discriminanti.

Ritengo che proprio la centralità dello studio delle lingue e delle culture classiche coniugata con una salda preparazione in ambito scientifico, costituisca una ‘eccellenza’ da preservare che rende un ‘unicum’ il nostro Paese nell’intero contesto mondiale. La traduzione dal greco e dal latino rappresenta ‘l’attività più vicina alla ricerca scientifica, cioè alla comprensione di ciò che è sconosciuto’.

Per affrontarla occorre infatti attuare una serie di operazioni mentali che sono tipiche di ogni metodologia razionale; senza contare che i linguaggi di un gran numero di saperi – non solo umanistici e filosofici, ma sociali, tecnici, artistici e scientifici – sono ampiamente costruiti su termini di origine greca e latina. Non è questione di Ariosto o di consecutio temporum: il punto è quella famosa «ginnastica mentale» che ti abitua ad affrontare gli appuntamenti con la comprensione e l’analisi delle difficoltà della vita.

Un’astrazione? Non credo! Un metodo molto più pratico di quanto non si possa pensare da utilizzare ogni giorno per aprirsi le strade verso il futuro contro il populismo dilagante che ci vuole “omologati” e “non pensanti”!

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