NOCI – Il 25 Aprile 1945 è il giorno in cui il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) diede l’ordine di insurrezione è la data che segna la sconfitta del nazifascismo, in Italia. Infatti in quella primavera di fine aprile si compie l’obiettivo finale della “Resistenza Italiana”, comunemente chiamata Resistenza Partigiana o Secondo Risorgimento.
Il periodo storico in cui il comitato fu attivo, inizia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e termina nei primi giorni di maggio del 1945. La scelta di celebrare la fine di quel periodo fa riferimento appunto alla data dell’appello diramato dal comitato per l’insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano dell’Alta Italia. Milano, Torino e Genova saranno liberate dai partigiani, prima dell’arrivo degli alleati. Le date storiche che segnano la “liberazione” del nord Italia vanno dal 24 aprile al 3 maggio.
A Torino il 24 di aprile alle 19 viene diramato l’ordine di insurrezione, dal 25 al 28 si combatte aspramente, gli operai e i sappisti difendono le fabbriche, i partigiani entrano in citta il 26, i nazifascisti si barricano nel centro cittadino, ma a mezzogiorno del 28 aprile la citta sabauda è finalmente libera. Il 3 maggio fanno il loro ingresso in città gli alleati.
L’anniversario della liberazione d’Italia è anche chiamata la Festa di Liberazione o semplicemente 25 aprile. E’ un giorno fondamentale per la storia d’Italia ed assume un significato particolare, un significato politico e militare, -“Arrendersi o perire”- fu la parola d’ordine intimata dai partigiani in quei giorni.
La festa fu istituita il 22 aprile 1946, su proposta del presidente del consiglio Alcide De Gasperi, il principe Umberto II (allora luogotenente del Regno d’Italia) emanò un decreto legislativo che cosi recitava: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. La ricorrenza da allora si celebra annualmente.
“La festa è la festa di tutti gli Italiani e tale deve rimanere poiché bisogna ricordare la Resistenza, infatti quella fu la scelta consapevole di uomini e donne che diventarono partigiani, eppure erano persone normali, come tutti avevano slanci e coraggio, debolezza e fragilità, forza d’animo, generosità e limiti caratteriali, eppure non mancarono l’appuntamento con la storia”– questo ha scritto Giovanni De Luna, docente dell’Università di Torino, uno dei più importanti storici del fascismo in un suo scritto apparso su Il Fatto Quotidiano.
In questi anni tante sono state le contraddizioni legate a aquesta festa invisa alla destra storica politica. Riportiamo quella di Giorgio Bocca, giornalista e partigiano che ha scritto: “attraverso la somma dei sacrifici e dei dolori sopportati, col grandioso apporto dato alla causa della libertà, con i risultati militari ottenuti, il movimento partigiano è riuscito ad assumere un significato morale di valore altissimo. Ha riscattato dinnanzi al mondo, insieme a coloro che nei campi di Germania tennero fede alla loro patria, la dignità del popolo italiano; ha dimostrato ben altrimenti, che generiche e facili affermazioni verbali, la sua volontà di essere un popolo libero degno di essere riammesso nella vita delle libere nazioni. C’è una campagna di denigrazione della Resistenza: diretta dall’alto, coltivata dal cortigiano. Il loro gioco preferito è quello dei morti, l’uso dei morti: abolire la festa del 25 aprile e sostituirla con una che metta sullo stesso piano partigiani e combattenti di Salò. Come aveva intuito Vittorio Foà, la politica partigiana era la politica delle larghe alleanze democratiche già sperimentata nella guerra di Spagna. In sostanza un riformismo socialdemocratico che per la prima volta annullava le millenarie divisioni di classe facendo rientrare tra i cittadini di pieno diritto gli operai e i contadini”.
(foto fonte: ANPI Barona)