Prof.ssa Giovanna D’Onghia: la funzione sociale della scuola nel tempo della pandemia

La professoressa nocese Giovanna D’Onghia, da quest’anno Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Matteo Ricci” di Polverigi (Ancona), offre ai lettori di LeggiNoci un’interessante ed accurata riflessione in merito alla funzione sociale della scuola nel tempo della pandemia, tematica di estrema attualità e delicatezza.

Una delle affermazioni ricorrenti in questi ultimi mesi è stata quella relativa al “tornare alla normalità”. Oggi, però, diventa necessario chiedersi cosa vuol dire tornare alla normalità. Dopo tutti questi mesi in cui l’intera umanità è stata messa a dura prova, sia in ambito sanitario, sia sociale, sia economico, credo che vada innanzitutto variato il nostro approccio al pensiero del futuro. Occorre cercare di capire come potrà cambiare la nostra idea di normalità, poiché dovrà necessariamente essere rivista. A cambiare sarà, prima di tutto, lo scenario lavorativo, con lo smart working che ha già rivoluzionato la quotidianità e che, andando avanti, diventerà una costante con inevitabili conseguenze in termini di diminuzione di traffico urbano, ferroviario e aereo. Meno viaggi e meno circolazione in generale, che, se comporterà un impatto molto positivo sull’ambiente, non potrà dirsi altrettanto per la “socialità”. Sarà necessario, quindi, lavorare molto per far sì che i rapporti umani e sociali vengano salvaguardati e rinforzati.

A tal fine un ruolo cruciale sarà svolto dalla Scuola. Essa, luogo educativo per eccellenza, crea una struttura comunicativa, un sistema in cui si sviluppano la volontà e la capacità degli individui di stare nella società, in relazione con gli altri, liberi e nello stesso tempo vincolati da regole comunicative stabilite.

Ben si sposa con questa visione un’idea di Scuola, basata sulla personalizzazione formativa e sulla individualizzazione dei percorsi di istruzione. Una Scuola che incentiva, quindi, l’opportunità per l’individuo di scoprire le sue potenzialità ed aprirsi alle proprie possibilità. Una scuola dell’inclusione, in cui nessuno si senta estraneo o fuori posto; in cui tutti possano esprimere la propria personalità senza paura. È la Scuola di Don Lorenzo Milani e di Harry Chasty, che non fa parti uguali fra disuguali, ma insegna nel modo in cui ciascuno possa imparare secondo i propri tempi e le proprie potenzialità.

Il ruolo della Scuola, infatti, è sintetizzabile in tre concetti chiave: diversificare, collaborare e aprirsi agli altri. Diversificare gli insegnamenti rende possibile una relazione solidale, in cui tutti possono raggiungere lo stesso scopo e ciò implica necessariamente il collaborare, cioè la possibilità di utilizzare insieme le risorse comuni, prendere delle decisioni insieme, confrontarsi, mettere a  disposizione il proprio talento e allo stesso tempo, imparare da quello degli altri, arricchendosi reciprocamente, senza nessuna competizione. In tal modo a tutti è data l’opportunità di aprirsi agli altri. Solo così si può parlare di funzione educativa e sociale della Scuola. La Scuola, intesa in questi termini, diventa anche scuola della cittadinanza, non nel senso di trasmissione di semplici contenuti; ma come mezzo e strumento attivo di organizzazione concreta, in cui è la scuola stessa, con le sue regole e i suoi valori, a formare la volontà personale di ognuno, a dare l’esempio, a costruire legami.  Nella sua funzione formativa, infatti, la Scuola non può essere intesa come una fase di preparazione alla vita, ma è essa stessa la vita, poiché permette l’acquisizione di capacità tali da permettere allo studente di aver cura di sé e di saper riconoscere ed affrontare i cambiamenti che avvengono nell’arco della vita. Attraverso la Scuola, quindi, nessuna pandemia potrà “fermare irrazionalmente il progresso e lo sviluppo umano”, ma al contrario sarà possibile per l’umanità “aprire la strada ad opportunità differenti, che non implichino di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo” verso un nuovo umanesimo, una nuova civiltà. (Papa Francesco “Enciclica Laudato si”).

L’auspicio è che non si smetta mai di aver fiducia nella Scuola, poiché configurandosi essa come un sistema di relazioni umane, saprà trovare sempre la via per migliorare la qualità dell’esistenza, anche in condizioni contestuali difficili come quelli che stiamo vivendo in questi mesi.

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