Muro contro muro. Verso il Mattarella bis

Enrico Letta non è il solo problema per il Pd, per la maggioranza del Governo Draghi e per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il Segretario Letta, dal carattere mite, deve far fronte alle divisioni profonde del suo partito: l’ala ex ds vorrebbe Draghi al Quirinale, al contrario la corrente democristiana (guidata in primis dal Ministro Franceschini ed Orfini) vorrebbe la rielezione del Mattarella bis. Inoltre, ai democratici non va giù che dopo quindici anni perderebbe una figura del suo partito come inquilino di Palazzo del Quirinale.
Un atteggiamento non acuminato che fa tremare anche la maggioranza del Governo Draghi, considerato che difficilmente questa frattura possa rimarginarsi facilmente, anche qualora per assurdo dovesse essere rieletto il Presidente Mattarella.

A questo comportamento blando, il centrodestra, così, sconvolgendo il conformismo quirinalizio, ha proposto la prima donna Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, una figura di garanzia nonché istituzionale non politicizzata. “La proporremo anche alla sesta chiama” tuona il Vice Presidente di Forza Italia Antonio Tajani.
Al muro della sinistra, il centrodestra ha deciso, sbagliando, di contrapporre un altro muro.
Una mossa che inevitabilmente porterà alla richiesta al Presidente Mattarella di una rielezione per una permanenza di almeno un anno. Tanto è vero che Matteo Salvini dice: “Oggi abbiamo fatto la massima proposta possibile tolto il presidente Mattarella”.

Dunque, per evitare questo teatrino di veti e controveti, il centrodestra avrebbe potuto già convogliare i voti su Mattarella chiudendo questa estenuante partita e permettendo di garantire stabilità al Paese con il Governo Draghi. Invece ha preferito logorare ancora il centrosinistra con la mossa dell’arrocco. Una mossa che inevitabilmente si è tradotta in una fumata nera, semplicemente perché il centrodestra, se pur abbia la maggioranza relativa, non ha quella assoluta che permetterebbe a qualunque candidato di poter essere eletto come Capo dello Stato.

Di questa decisione è stata molto soddisfatta (per quale motivo non si è ben inteso) la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che al termine del vertice di centrodestra che ha ufficializzato la candidatura di Elisabetta Casellati dice: “Sono contenta che si sia arrivati alla decisione di andare in aula con un candidato proposto dalla nostra meta’ campo ma parliamo della seconda carica dello Stato, una donna, presidente del Senato ed è un’apertura verso gli altri, una candidatura meno politicizzata e più istituzionale”.

Il Movimento 5 Stelle non ha proferito parola sulla candidatura della Casellati bollandola come una “forzatura”. Un atteggiamento meno duro rispetto a quello del Pd, in quanto da un lato si registra come una apertura al dialogo col centrodestra (dialogo che il Pd vorrebbe escludere), dall’altro lato come un sintomo di divisioni nell’area di centrosinistra, ma anche nello stesso movimento pentastellato.
Infatti, il centrosinistra al voto è andato in ordine sparso e non ha avanzato alcun nome unico, anzi ne ha avanzato più di uno: Luigi Manconi per Leu, Mattarella o Di Matteo per i grillini, Cartabia per Azione-Piú Europa e Casini per Italia Viva.

Insomma, una partita a scacchi complicatissima che si è giocata, sino ad oggi pomeriggio, con molti arrocchi e meno attacchi. In attesa della mossa del cavallo…

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