NOCI – La mozzarella Gioia del Colle DOP e i fondi strutturali PSR sono stati i temi di discussione presentati dalla sede locale del Movimento 5 Stelle rivolti soprattutto al pubblico di allevatori e agricoltori del territorio rurale nocese. Quindi quale sede migliore per discuterne se non la contrada di Lamadacqua su cui sorgono molte attività zootecniche nocesi.
Dall’esposizione del prof Michele Faccia è emerso come il percorso della dop sia ancora complesso e ricco di insidie, come le 10 opposizioni giunte sul tavolo del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali sul nome “mozzarella”, di cui due proprio dalla Puglia. «Si sta cercando di eludere quella che sarebbe la 54esima dop italiana – dice il docente universitario – attendiamo comunque di conoscere quale sarà la decisione in merito al criterio di ricevibilità delle opposizioni di cui francamente, a parte quella campana, ignoro le motivazioni». «Tra le province di Bari e Taranto vengono prodotte 378mila tonnellate di latte – rafforza il deputato Giuseppe L’Abbate – segno di un territorio molto prolifico per questo settore. Tra l’altro proprio il territorio inserito nel disciplinare, nel 2013 aveva tentato di dare il nome di “treccia”, poi bocciato dal ministero per scarsità di documentazione storica». L’onorevole pentastellato poi torna sulla polemica con i campani: «per questioni più che altro politiche c’è stato il Consorzio della mozzarella di bufala campana che si è opposto rispetto alla denominazione di mozzarella proprio quando furono i campani stessi 7-8 anni prima a dire che “mozzarella” fosse un termine generico». Tortuosa sembra quindi la via per arrivare al riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta della “Mozzarella di Gioia del Colle” (che comprenderà numerosi caseifici nocesi). «Rimarrà il mio impegno – ribadisce L’Abbate – nel documentarvi e tenervi informati tramite Orazio (Colonna) e gli altri attivisti per la tutela di un prodotto che è espressione sana e laboriosa di questo territorio».
Dalla mozzarella ai fondi per lo sviluppo rurale. A spiegare vizi e virtù del piano strutturale di risorse 2014-2020 è l’agronomo paesaggista consigliere regionale m5s Cristian Casili. «Abbiamo tentato più volte di capire come funzionasse questa macchina chiedendo in Regione rendicontazione dei fondi della passata programmazione 2007-2013 attraverso un monitoraggio delle aziende che avevano sfruttato il piano d’investimento, non per fare i conti in tasca a qualcuno ma per ottenere dei dati reali e capire quali possano essere le esigenze del comparto agricolo pugliese, ma la Regione non ha mai risposto. Io penso che invece il PSR deve fungere da volano per la crescita del settore agricolo. Lo dico soprattutto per i giovani perché sono previste misure per il primo insediamento. Vi sono misure per l’innovazione tecnologica e misure agroambientali. Il mio pensiero è di mettere da parte la logica campanilistica e consorziarsi. Purtroppo i miei colleghi politici tirano fuori il tema dell’agricoltura solo durante le campagne elettorali e spingono su queste iniziative solo alla vigilia della scadenza dei bandi per il timore che i fondi tornino a Bruxelles, io credo invece che bisogna portare avanti bei progetti per sfruttare i finanziamenti non in termini quantitativi ma in termini qualitativi».
Diverse le domande giunte dai presenti e moderate dal consigliere comunale pentastellato Orazio Colonna a cui i tre hanno risposto e in modo unanime hanno rivolto un appello: «“sfruttateci” per conoscere meglio le tematiche, saremo lieti di fornirvi spiegazioni».